A sinistra fa breccia «ipotesi Tremonti»

Il primo a dirlo, una ventina di giorni fa, è stato il leader Udc Pier Ferdinando Casini: «Con Tremonti premier il Pd darà il suo ok al governo delle larghe intese». A quella dichiarazione sono seguiti i silenzi imbarazzati dei diretti interessati. Qualche giorno più tardi, i leader del Partito democratico hanno cominciato a profferire qualche parola in proposito. A domanda precisa - prendereste voi il ministro dell'Economia come vostro presidente del Consiglio? - quasi nessuno rispondeva con un no secco. Benché il «sì» non venisse pronunciato. La svolta, tanto per cambiare, l'ha impressa Massimo D'Alema (peraltro il primo leader del Pd a parlare di governo di transizione): «Tutte queste chiacchiere sui nomi servono solo a ostacolare i processi politici». Nessuna smentita indignata. Poi, l'altro giorno, è stato Paolo Gentiloni a dire al «Sole 24 ore»: «Non è questione di nomi». Un'altra volta, nessun no definitivo all'ipotesi. Infine ieri, il responsabile del Welfare Beppe Fioroni, dopo la doverosa premessa - «cerchiamo di essere meno immaginifici perché il governo Berlusconi non è caduto e noi dobbiamo solo occuparci di farlo entrare in crisi» - faceva una mezza ammissione. «Credo - diceva - che se ci fosse un governo tecnico di Tremonti, pur con tutti i mal di pancia il Pd direbbe di sì e ci entrerebbe». Del resto i democratici in questo momento non sono nelle condizioni di porre troppe condizioni. Se Berlusconi cade si apre di fronte a loro la voragine delle elezioni anticipate. È di questo, soprattutto, che hanno paura. Per cui un governo Tremonti sarebbe un'ancora di salvezza. Ancora D'Alema: «Se il governo va in crisi molto probabilmente si va alle urne perché è questo che vuole Berlusconi. Però sarebbe giusto un governo di transizione con chi ci sta, come nel'94, per affrontare la riforma elettorale e la crisi economica». Già, e di crisi economiche Tremonti se ne è occupato, eccome se se n'è occupato. D'altra parte, per dirla alla Bindi, pur di non andare alle elezioni il Pd è disposto anche ad «alleanze innaturali». Proprio così, in un'intervista di ieri all'«Unità». Il riferimento, ovviamente era al presidente della Camera Gianfranco Fini. Anche perché, in fondo in fondo, tanto innaturale un'alleanza con Tremonti non sarebbe. Il Pd infatti sembra nutrire un rapporto d'odio-amore con il ministro dell'Economia. Il segretario Pier Luigi Bersani ha inanellato una lunga serie di duelli televisivi con Tremonti. Litigano spesso, ma poi fanno pace, e, comunque, il confronto tra i due è sempre aperto. Il presidente del Copasir Massimo D'Alema lo stima. Il vice segretario del Pd Enrico Letta è uno dei suoi numeri due all'Aspen Italia e con il ministro dell'Economia ha spesso modo di scambiare valutazioni sulle cose italiane. Certo, come dice Fioroni, il governo è in difficoltà però continua ad andare avanti e «il berlusconismo è in crisi ma non è ancora finito». Perciò questi sono discorsi prematuri. Al Pd, nonostante la drammatizzazione che viene fatta dai suoi esponenti, sono convinti che questa settimana non accadrà niente e che il governo passerà l'estate. Ma la sensazione a Largo del Nazareno è che in autunno potrebbe accadere qualcosa. E quel qualcosa, sperano i Pd, sarà un nuovo governo e non lo scioglimento della legislatura. Anche se c'è un dubbio che opprime gli animi dei maggiorenti del partito: con un nuovo governo si aprirebbero anche nuovi giochi politici e gli ex Ppi potrebbero essere tentati dall'avventura centrista con Casini. Gli ex popolari del Pd effettivamente sono inquieti e per questo motivo, oltre che per fare il punto della situazione, Fioroni li riunirà tra oggi e domani.
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