Il sindaco Cammarata: mi dimetto

Se ne va sbattendo la porta del Comune, con una sfuriata alla Regione al governatore Raffaele Lombardo, accusato di non aver fatto nulla per la città. Ma il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, con le sue non improvvise dimissioni presentate ieri ha forse solo anticipato un commissariamento della sua poltrona da parte dello stesso Lombardo che aveva mandato una ispezione scoprendo il disastro economico di una amministrazione al collasso. Interpretazione contestata dal primo cittadino: «Passo la mano con l'orgoglio di lasciare i conti in ordine e un bilancio strutturalmente sano... e ciò per evitare che qualcuno parli, o meglio straparli, in maniera irresponsabile di un Comune sull'orlo del dissesto».
Il governatore Lombardo replica additando «un sindaco che fugge, il peggior sindaco di Palermo», mentre si prepara a nominare il commissario che per i prossimi mesi, fino alle elezioni di primavera, guiderà la città ormai avvitata in mille problemi, fra precari in perenne agitazione, l'azienda della nettezza urbana, l'Arnia, ancora sotto di 10 milioni, quella dei trasporti, l'Amat, con la metà degli autobus fermi perché mancano 140 milioni. Una scelta, quella del sindaco, che forse spiazza i vertici del Pdl che qui ha big di livello nazionale come Renato Schifani e Angelino Alfano e che consegna Palermo a un commissario scelto da Lombardo. Cammarata preferisce tornare a fare l'avvocato. Anche di se stesso. Perché qualche procedimento resta in piedi. A cominciare dalla storiaccia del precario pagato dal Comune che, invece di bollare il cartellino, faceva lo skipper sulla barca del sindaco.
© 2012 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati
SU