La sindacalista di destra e la liberista di sinistra

Meglio una sindacalista di destra o una liberista di sinistra? In tempi meno bigi e bastardi di questi, il quesito avrebbe mandato ai pazzi l`elettore ortodosso, abituato a soppesare in modo manicheo curricula, progetti e percorsi ideali dei propri candidati. Eh sì, perché a volerle tagliare con l`accetta, le cose alla Regione stanno più o meno così: la paladina dei lavoratori guiderà una coalizione che va dalla Curia a Confindustria passando per le baronie universitarie e qualche nostalgico del regime; mentre una pasdaran del libero mercato imbarcherà sulla sua zattera progressisti, socialdemocratici e forse pure una manciata di leninisti della prima ora. E a proposito di Lenin, che fare? Sia chiaro: si tratta di un banale espediente polemico, si sa che la sfida Polverini-Bonino va posta su ben altri piani, interroga le categorie dell`esperienza e della pratica, piuttosto che quelle dell`appartenenza e dell`estetica. Eppure il dilemma si infittisce oltremodo quando si scopre che le due donne, pronte a contendersi la difficile eredità di Piero Marrazzo, tanto rivali alla fine non sono: comune il loro destino di outsider, identica patente di irregolari del bipolarismo all`italiana, uguale collezione di plausi e anatemi che accompagna la loro ascesa sul ring, stessa paura, di finire impallinate dal fuoco amico, entrambe circondate da ammirazione e disdoro. Il tutto condito da una buona dose di lusinghe reciproche e virtuose frequentazioni, scambi di complimenti e vicendevoli attestati di stima. Tanto per dirne una, all`ultimo congresso radicale in quel di Chianciano Terme, la Polverini è stata accolta da una standing ovation e Marco Pannella - prima che altri decidessero per lui - ha gettato perfino l`amo: «Se quelli lì ti fanno fuori ti candidiamo noi». Con la Bonino si sono scrutate, salutate, baciate e abbracciate. Come sempre. Ma è davvero così? Emma e Renata sono tanto affini, tanto adiacenti l`una all`altra da rendere quasi inintelligibile un loro antagonismo elettorale? La risposta ovviamente è no: biografie e programmi sono lì a dimostrare che le differenze, talora sfacciate talora sfumate, ci sono eccome. Diritti civili. Dalle prime battute circolate in questo assaggio di contesa si intuisce che la vera discriminante sarà sui "valori". La Polverini ha deciso di puntare molto, moltissimo, sullo slogan un po` liso "vita e famiglia". Formula che di certo obbedisce ai suoi intimi convincimenti, ma che suona anche come dazio da pagare all`intesa incassata di fresco con l`Udc: vista la malaparata - con il Pd intento a corteggiarequella mangiapreti della Bonino - il partito di Casini ha sciolto la riserva e drenerà il consenso cattolico sulla ex segretaria dell`Ugl. E così uno dei primi punti in cima all`agenda della Polverini sarà il tanto agognato quoziente familiare. Poco più di un ferrovecchio, a giudizio della sua sfidante, che finisce per inchiodare la donna al focolare domestico. Piuttosto che sostegni diretti alle famiglie, infatti, la Bonino preferisce optare per il bonus scolastico come strumento di aiuto al reddito. Ma il braccio di ferro più duro sarà sui temi etici: a differenza della sua antagonista, che sull`argomento ha le mani legate, Emma vuole che il Lazio si doti al più presto di un registro delle unioni civili e ha già annunciato che lavorerà ad una legge che tuteli le coppie di fatto. Tutto questo in barba agli ammonimenti dell`ex governatore del Lazio, Francesco Storace, secondo cui lo statuto regionale sarebbe diretta emanazione delle sacre scritture e impedirebbe offese alla vita e strappi alla famiglia tradizionale. Sanità. A proposito di Storace: il suo endorsement a favore della Polverini rischia di mettere la stessa in grave imbarazzo sullo spinosissimo tema della sanità. Eh già, perché la voragine di dieci miliardi di curo apertasi nel bilancio regionale, nella memoria dei cittadini laziali porta ancora la firma dell`attuale leader della Destra e non sarà facile per la sindacalista cancellare l`onta e soprattutto il debito. L`idea è quella di risparmiare attraverso l`accorpamento delle Asl, istituendo una sorta di authority che vigili sulle spese. L`obiettivo: portare la sanità laziale ai livelli di quella del "Lombardo-Veneto". Emma Bonino, dal canto suo, avrebbe tutto l`interesse a brandire il default come arma elettorale, imputando il dissesto finanziario alla passata amministrazione di centrodestra. Ma lo scaricabarile rischia di essere un boomerang, meglio guardare avanti: massima trasparenza negli appalti e anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati le sue ricette per uscire da crisi e corruzione anche nel comparto sanitario. Ambiente, territorio, lavoro. Altra partita fondamentale è quella delle politiche energetiche e ambientali. La Bonino, sostenuta dall`ala ecologista dello schieramento, ha già detto un no chiaro al nucleare, mentre la Polverini sull`argomento ha l`aria di essere più smaliziata. Il "partito dell`atomo", secondo gli oppositori, sarebbe infatti pronto a rimettere in piedi le centrali di Montalto di Castro e di Latina agitando vantaggi economici e opportunità di sviluppo. È solo una delle declinazioni della strategia "periferica" adottata dal centrodestra, ansioso di superare l`ottica romanocentrica e di racimolare consensi nelle altre quattro province laziali. Sul rilancio dell`occupazione, invece, le mosse di Emma e Renata sono simili: valorizzazione dei tessuti produttivi e sostegno alle piccole e medie imprese da una parte, tutele e ammortizzatori sociali per i lavoratori dall`altra. Ora, il rapido e grossolano excursus dei temi in agenda non vuole distogliere l`attenzione dal punto focale citato a monte, ossia la fragorosa novità rappresentata da una tenzone tutta in rosa che interrompe l`oziosa e mascolina pratica dell`insulto e dello scontro. Perché al netto della battaglia per la conquista della Pisana, tra le due è ancora il tempo delle cortesie, della letizia e del "tanto piacere". Molto si è scritto su questo inedito duello tra donne, che quasi per inerzia diventa sinonimo di freschezza, di rettitudine, porta odore di pulito in quel concentrato di misoginia e nequizie che è la politica in grisaglia e cravatta. E forse ce n`era davvero bisogno, a giudicare da diffidenze e retropensieri che albergano a sinistra come a destra, per non parlare delle sfacciate impertinenze alla Feltri, che ha giustificato la sua mancanza di galanteria nei confronti della Polverini dicendo che non si era accorto che fosse una donna. Eppure, malgrado tutto, resta la sgradevole sensazione che di nuovo ci sia solo questo, che dietro il clamore estatico-estetico per le nuove leadership si muovano né più né meno che le vecchie logiche partitiche delle alleanze. Per la scelta delle candidate sono perfino spuntate espressioni logore da prima repubblica come "consultazioni" e "mandato esplorativo". L`esanime Pd ha fatto certamente bene a uscire dal suo isolamento e a, sostenere il jolly radicale, ma lo ha fatto dopo aver mobilitato la sua intera nomenclatura, nazionale e locale. La stessa Bonino, una volta incassato l`apprezzamento, ci ha preso gusto e ha opposto il niet alle primarie di popolo. Alla faccia della lotta senza quartiere alla partitocrazia! Dalla parte opposta la Polverini, inizialmente indicata in quota Fini nel solco di una rottura con il dominio berlusconiano, è dovuta andare a Canossa per ottenere il benestare di Re Silvio. E ha pure dovuto sorbirsi la ramanzina per quel tailleur rosso-garibaldi sfoggiato sui primi manifesti elettorali, per altro privi del simbolo del Pdl e dell`intramontabile logo presidenziale col nome del Cavaliere. Ora le frizioni sembrano rientrate, ma tra gli azzurri più incalliti - a giudicare dalle continue "carinerie" che si affacciano su giornali d`area e blog di partito - i sospetti nei confronti di Renata la "rossa" sono tutt`altro che sopiti. Ecco perché il sigillo apposto sulla candidatura della Polverini da parte del premier in persona, così come il placet democratico alla discesa in campo della Bonino, non sono meri omaggi all`etichetta, ma precisi segnali che il risiko delle regionali è ancora esclusiva competenza dei giocatori più esperti. O, se si vuole, delle vecchie "segreterie". Ciò considerato affiora il timore - se è lecito affermarlo senza passare per sobillatori o fomentatori d`odio - che il fair play tra Emma e Renata lascerà presto spazio a qualche colpo basso. Non tanto per la loro malafede, quanto per l`istinto bellicoso di luogotenenti e grandi sponsor che scocca puntuale ad ogni battaglia. E pazienza se stavolta i generali sono due gentildonne: à la guerre comme à la guerre.
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