Silvio: «Treno veloce o addio Ue» E la sinistra finisce in pezzi

Dalla Rassegna stampa

Le proteste contro la Tav riconsegnano una politica sostanzialmente unita, ad eccezione dell'estrema sinistra e dei distinguo di Di Pietro, nel condannare le violenze dei manifestanti, ma anche un'opposizione nuovamente spaccata anche sull'opportunità stessa dell'opera ferroviaria. Inizia Berlusconi, per il quale «abbiamo ascoltato tutti, sentito le ragioni delle diverse parti e lavorato per arrivare a soluzioni condivise ma ora non si può più perdere tempo altrimenti rischiamo di restare fuori dall'Europa». Una «chiamata all'unità», quella del premier, che però non trova unanimi le forze politiche. Il Pd tanto per cambiare è diviso anche al suo interno. Bersani ha tenuto a riconfermare la linea del partito (minimizzare l'impatto ambientale, ma no al blocco dei cantieri) e a fare propria la denuncia del centrodestra: è preoccupato perché nel movimento No Tav «ci sono frange violente» e si ribella al fatto che gli estremisti «blocchino il processo di decisione». Per il futuro Bersani chiede che le forze dell'ordine «limitino al massimo la portata degli incidenti», come dipendesse da loro. Nel Pd, a fronte di alcuni esponenti che sostengono la linea della segreteria, altri come Filippi, capogruppo alla commissione Trasporti, e gli Ecodem vogliono più dialogo coi contestatori.

Stessa linea di Di Pietro: l'opera è fondamentale, ma altrettanto è che «non si costruiscano col manganello: meglio andare col mulo», assicura l'ex ministro dei Trasporti ed ex funzionario di polizia. Una linea condivisa dall'Idv, anche se De Magistris forza i toni e accusa Maroni di «violenza repressiva che è la negazione della politica». È d'accordo anche Nichi Vendola perché «è inaccettabile che al legittimo dissenso si debba rispondere con la violenza, la repressione, con rapide scene di guerra». E chiede la sospensione dei lavori, così come Rifondazione («Hanno gasato la gente», accusa Ferrero) che assicura che si è solo all'inizio. Posizioni condivise, anche se con sfumature diverse, dal Pdci, dai Grillini, dai Verdi e da Sinistra critica, mentre i radicali non danno «alibi ai violenti».

Casini però avverte Vendola: «Abbiamo idee molto diverse su come si governa il Paese e su come si prepara il suo futuro: andare avanti coi cantieri». Bocchino, Fli, elogia la linea determinata di Maroni. Il presidente del Senato, Schifani, solidarizza con gli agenti e condanna la violenza così come Emma Marcegaglia («No all'illegalità, avanti coi cantieri»). Schierati coi No Tav Landini e Cremaschi della Cgil Fiom. Nessuna esitazione e divergenza nella maggioranza coi ministri Sacconi e Matteoli che dicono no ad un «veto di minoranze». D'accordo la Lega: «I facinorosi non sono la Val Susa», dice il Cota.

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