Silvio pronto a ridurre le tasse

Caro Presidente,
poche parole prima si chiuda un anno tribolato al quale mi auguro ne segua uno più tranquillo per lei e per l`Italia. Le risparmio l`elenco dei guai che conosce meglio di me e, se permette, mi concentrerei su questi ultimi giorni non privi di polemiche (però in fase calante). La Finanziaria è sul punto di tagliare il traguardo. Bene. Nonostante le critiche subite dall`opposizione e anche dalla maggioranza (e perfino da qualcuno del governo), Giulio Tremonti è riuscito nell`impresa di tenere a bada i conti e di mantenere a galla il nostro Paese mentre altri sono andati sotto. Segno che la politica della lesina ha pagato e ci consente di affrontare la sospirata ripresa con le ossa ancora intatte. Insomma il governo, crisi o non crisi, ha fatto la sua parte e se la sinistra attacca la sua persona nei modi sgangherati a tutti noti è perché non ha argomenti politici per confutare ciò che lei ha fatto, in alcuni casi suscitando ammirazione: dai rifiuti di Napoli alla ricostruzione in Abruzzo al GS, per citare le cose più importanti. Quando sarà completamente passata la turbolenza giudiziaria, bisognerà però pensare seriamente a cambiare registro, superando la fase difensiva e dedicandosi a quella propositiva. Per scendere sul terreno della concretezza, vorrei dire, ad esempio, che si dovrà evitare con cura di prendere il Tfr (trattamento di fine rapporto), e cioè il denaro dei lavoratori; per finanziare la cosiddetta spesa ordinaria. È vero. Attraversiamo un periodo eccezionale (con le economie del mondo a terra) per affrontare il quale si devono usare mezzi eccezionali, come appunto la sacra liquidazione dei dipendenti. Purché si tratti di una misura dettata dall`emergenza e non diventi una prassi. l: antipatico - e lei celo insegna - rompere il salvadanaio dei cittadini e impiegarne il contenuto per la gestione della pubblica amministrazione. E altrettanto vero che lo Stato di norma restituisce quanto sfilato dalle nostre tasche, per cui la gente può stare serena: riavrà i suoi quattrini. Però converrà: non è un bel gesto utilizzare il Tfr senza neppure chiedere il permesso ai proprietari del medesimo. Quest`anno vada pure così. Catalogheremo il prelievo alla voce: prestiamo l`oro alla Patria. In futuro preferiremmo tenercelo, quell`oro. E credo di interpretare il pensiero di molti lettori di cui pure abbiamo spesso apprezzato la generosità. Rammento poi che quando fu Padoa-Schioppa (gabinetto Prodi) a pigliarsi le nostre liquidazioni gliene dicemmo di tutti i colori, da questo e da altri giornali. Non erano ancora tempi di vacche magrissime, per cui le lamentele erano più giustificate di ora. Ma se un provvedimento non piace se firmato dal centrosinistra, non diventa carino se firmato dal centrodestra. Ciò che è brutto resta brutto sotto tutte le bandiere. Le farei inoltre notare un altro aspetto della Finanziaria difficile da digerire: il taglio, a mio giudizio avventato, ai sostegni finanziari per la stampa. D`accordo, è una foresta meritevole di essere disboscata perché troppi furbi fanno la legna senza averne i titoli. Ma attenzione. Se tagliare i rami secchi è opportuno, non lo è farlo a scapito dei poveri risparmiando i ricchi. Mi sembra di aver capito che il governo voglia dare colpi d`accetta ai contributi diretti, per lo più destinati a piccole realtà editoriali e a quotidiani di partito, e lasciare intatti gli alberi ubertosi dei giornaloni che, zitti zitti, hanno percepito e percepiranno ancora contributi indiretti, quindi invisibili per occhi inesperti ma non per chi, come me, è del settore. Si intende fare ordine e non sperperare? Allora si ponga mano alle cesoie e si sfoltiscano le provvidenze dirette e indirette (sempre soldi sono) e non si facciano discriminazioni odiose. Si consideri semmai non sia più giusto agevolare le barchette che i transatlantici di carta, tenendo conto che la libertà e il pluralismo (dell`informazione) si tutelano alimentando soprattutto i fogli minori. Infine, non volendola tediare con le grandi riforme di cui si parla invano da anni e che trovano ostacoli nella resistenza di categorie privilegiate (la magistratura in primis), le consiglierei, se non sono troppo presuntuoso, di promuovere senza indugio quei cambiamenti facili da realizzare perché non onerosi. Mi riferisco all`abolizione del valore legale dei titoli di studio e degli ordini professionali che sono quanto di più illiberale abbiamo ereditato dai nostri avi, e che impediscono una selezione naturale dei talenti. Dobbiamo eliminare le ingessature burocratiche che rallentano la modernizzazione della società e che rendono quasi impossibile l`accesso dei giovani alle sfere alte del lavoro. Queste innovazioni non costano niente e richiedono soltanto la volontà di farle. Non sarebbe male se lei fosse ricordato anche per aver introdotto elementi liberali in un Paese nel quale tutti danno lezioni di liberalismo e nessuno le mette in pratica, preferendo badare ai propri interessi anacronistici e aspettare che la prima mossa venga da altri. Ecco, la faccia lei la prima mossa. Certamente le priorità sono di tipo diverso: anzitutto le tasse da ridurre e da far pagare a tutti in maniera che emerga anche il sommerso. Ma qui so che lei è pronto a partire e sorprenderà i cittadini di ogni fascia di reddito. Forse, e spero di non sbagliare, già dal prossimo gennaio. Coraggio. Se però non si possono fare subito le grandi cose, si facciano almeno le piccole. Quelle che ci semplificano la vita.
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