Silvio nella Dacia di Putin si dà al triangolo energetico

Dopo la giornata di ieri almeno una cosa in più la sappiamo: nella dacia misteriosa di Putin c’è un caminetto di marmo verde. Spiccava chiaramente durante le riprese del secondo canale statale, che inquadravano Vladimir sorridente con al suo fianco Silvio Berlusconi. Il premier russo, che ha festeggiato (in ritardo) i suoi 57 anni, ha approfittato delle celebrazioni, il cui svolgimento resta rigorosamente top secret, per rafforzare le relazioni con il fedele “amico” Silvio e con la terza parte del felice triangolo diplomatico, economico e commerciale che lo vede in pista, il premier turco Recep Tayyip Erdogan. Quest’ultimo non ha partecipato alla lussuosa due giorni nella dacia putiniana, ma ne ha approfittato per un collegamento in video-conferenza con i suoi due colleghi. Piatto forte della comunicazione a distanza, il desiderio da esprimere prima di spegnere le candeline: ossia la piena definizione di un’alleanza in campo energetico che porti a termine il progetto per il gasdotto South Stream (jointventure Gazprom-Eni) e il progetto italo-russoturco per l’oleodotto Samsun-Ceyahan, che collegherà la costa turca del Mar Nero con quella sempre turca del Mediterraneo. Lo ha annunciato Vladimir Putin sulla tv statale russa. Al suo fianco Silvio. Dietro di lui il caminetto in marmo verde.
Per essere una visita «strettamente privata», i temi affrontati sembrano essere invece decisamente «pubblici», visto che coinvolgono il business e il futuro delle più grandi aziende italiane, sia del settore energetico che dell’industria delle automobili (la Fiat - come Il Riformista ha scritto anche ieri - produrrà dei modelli di Jeep negli stabilimenti della Sollers e ha già siglato un sodalizio con la moscovita Kamaz che produce camion). La rete del business non è semplicemente bilaterale ma, dopo la triangolazione messa a punto ieri, consegna nelle mani di Ankara lo scettro di crocevia ufficiale per gli accordi sul gas. L’abile mossa del premier Erdogan, infatti, mitiga la rivalità tra Russia ed Europa per la realizzazione dei nuovi gasdotti e inserisce Ankara sia nel progetto europeo del gasdotto Nabucco, sia in quello di South Stream. Un “gioco” affatto ambiguo, quello portato avanti dalla Turchia, che con la benedizione russa e quella italiana desidera sfruttare la propria centralità sulla questione energetica e rendere più solida la sua posizione di baricentro politico e regionale ineludibile. Al centro della fitta rete di rapporti che legano Asia, Europa e Medio Oriente.
Finmeccanica, poi, è già presente in Russia con attività in diversi settori ed è in attesa di una commessa di 10 milioni di euro, ma punta, attraverso la controllata Ansaldo Sts, anche su un altro versante. Quello turco, dove vuole costruire una fabbrica per la produzione di elicotteri (fonte Agi). La diplomazia commerciale non si è fermata nemmeno davanti alla calorosa accoglienza del sindaco di San Pietroburgo nei confronti di Berlusconi. Abbracci e risate e poi un briefing in una saletta riservata dell’aeroporto per discutere della produzione di tram leggeri per la città. Infatti, il 30 per cento del trasporto pubblico su ferrovia della ex Leningrado è obsoleto e si ipotizza una joint-venture italo-russa anche in questo campo, per un ammodernamento della rete tramviaria di San Pietroburgo, e anche di altre metropoli russe. Insomma, altro che un viaggio “solo” privato. Sul piatto fioccano commesse milionarie e si mettono a punto alleanze sempre più stringenti sia con la Russia che con la Turchia.
E il viaggio di Berlusconi era difficile non accendesse qualche polemica internazionale. La Nezavisimaja Gazeta, un quotidiano molto popolare in Russia, titolava ieri: «Il Times innesca un nuovo scandalo contro Berlusconi. I media occidentali puntano il dito contro il premier italiano che molla il re per l’amico Putin». Ed effettivamente, il quotidiano britannico accusa il presidente del Consiglio di avere snobato il re Abdullah di Giordania (a Roma in questi giorni), per partire alla volta della dacia dell’amico Vladimir. Secondo i britannici, la mancata cena mercoledì sera con re Abdullah fa «perdere a Berlusconi un’occasione di aiutare il processo di pace in Medio Oriente». E in Italia, i vertici del Pd al Senato chiedono al presidente Renato Schifani che il premier riferisca al più presto in Parlamento, considerata la «rilevanza strategica dei temi in agenda». Ma da Palazzo Chigi per ora tutto tace.
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