Si sta riducendo l'astensionismo

Dalla Rassegna stampa

L'intenzione dichiarata di voler partecipare al voto è in forte crescita al 79% (anche se più del 35% ha ancora in sospeso la scelta fra due o più soggetti). Ma il fenomeno più interessante è la polarizzazione cannibale all'interno delle singole coalizioni che in taluni casi stanno provocando addirittura un'erosione di consensi. Si prenda per esempio il Pdl che cresce dal 15,8% al 17,5% mentre la coalizione di Silvio Berlusconi passa dal 27,3% al 27. Oppure il Pd, che è aumentato al 32,8%, mentre la coalizione di Pier Luigi Bersani (che sarà vincitrice per il 45% degli italiani) è scesa dal 37% al 36,5. La spiegazione è da ricercare proprio tra i principali alleati dei partiti maggiori: la Lega Nord e Sel, ma anche Fratelli d'Italia e la Destra che perdono per strada moltissimi sostenitori. E lo stesso vale per l'Udc e il Fli danneggiati dalla lista Monti. Il dato emerge dall'ultimo Osservatorio politico elettorale di Lorien consulting, pubblicato in esclusiva da ItaliaOggi, sulla base della rilevazione condotta il 12 e 13 gennaio, dopo una settimana segnata dalla performance mediatico-televisiva di Berlusconi ospite di Michele Santoro; dalla chiusura delle liste di molti partiti; dalla definizione delle alleanze, delle coalizioni e dalla presentazione ufficiale dei simboli.

In Lombardia è pari, in Veneto avanti Bersani

Nello stesso periodo Lorien ha monitorato anche due delle regioni chiave per il conseguimento del premio di maggioranza al Senato. In Lombardia il centro-destra e il centro-sinistra sembrano giocarsela sul filo di lana del 31,5%. In Veneto è avanti il centro-sinistra (al 35%) sul centro-destra (al 24,5%).

Gli show di Berlusconi sono i più visti, ma sono già visti

«Una settimana di confronto ad elevata conflittualità», spiega il direttore di Lorien Antonio Valente, «che ha prodotto la rimobilizzazione di tanti elettori e una polarizzazione all'interno delle singole aree con i due principali partiti che hanno continuato ad aumentare, il Pdl erodendo la Lega e il Pd erodendo Sel». In particolare, il 45% degli italiani ha dichiarato di aver visto o sentito qualche evento della campagna elettorale. Domina su tutti Berlusconi con il 35%, seguito da Bersani (21,5%) e Mario Monti (19,6%). E per ora prevale il palcoscenico televisivo: il 40% ha assistito a dibattiti tv, l'11,5% ha notato manifesti e affissioni, l'11% sui quotidiani, il 7% sulla rete internet, l'1% la radio. Sul frenetico avvio della campagna di Berlusconi è la partecipazione da Santoro ad aver smosso le acque: «Nove milioni di cittadini lo hanno seguito in diretta», spiega Valente, «ma il 65% ne ha parlato e fra gli elettori di centro-destra questo evento è suonato come una carica». Tuttavia, Berlusconi «ripropone uno schema e una sceneggiatura di un film già visto» in uno scenario «sicuramente diverso dal 2008 ed ancora di più dal 2006».

La percentuale di Grillo scende se crescono i votanti

«Seppure quasi del tutto oscurata del confronto sui media tradizionali», sottolinea l'Osservatorio riguardo M5S di Beppe Grillo, «riesce a tenere la base numerica dei suoi potenziali elettori (circa quattro milioni)». Chiaro, però, che a parità di numero di elettori ormai ampiamente fidelizzati, la percentuale finale tenderà a decrescere con l'aumentare della base votanti e a crescere con l'aumentare dell'astensione.

Monti sale un altro gradino: adesso è al 15,6%

Il fenomeno della cannibalizzazione interna alle singole coalizioni riguarda anche la Lista civica per Monti che ha fatto segnare un lusinghiero 10,8% (con un aumento di qualche punto percentuale rispetto all'ultima rilevazione) ai danni degli alleati Udc e Fli. Con una differenza sostanziale fra i due. Se il Fli di Gianfranco Fini sembra ormai «quasi totalmente fagocitato», l'Udc di Pier Ferdinando Casini può ancora lottare per raggiungere il suo livello fisiologico di tenuta e sopravvivenza del 4%. Oggi è di un paio di decimali sotto questa soglia.

Ingroia fa il rivoluzionario, Giannino può crescere

La coalizione di Antonio Ingroia (il suo movimento si chiama Rivoluzione civile) ha superato il 5% e sembra non essere finita qui. «La sinistra radicale, seppure ad oggi possa contare su una proposta di sintesi», spiega Valente, «non sembra poter ancora sfruttare tutto il potenziale d'area». Bisognerà vedere che effetto farà la scelta dei candidati rivoluzionari come il medico di Piergiorgio Welby e l'operaio simbolo delle lotte sindacali nel Sulcis. Oscar Giannino con le liste Fare, conferma conferma la quota interessante di intenzione di voto (2%) e un potenziale elettorato in crescita (circa 6,7%).

 

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