Si, Bersani ha convinto

Dalla Rassegna stampa

Emozionato e vero. E perciò convincente. E di sinistra. Così mi è apparso Pier Luigi Bersani lunedì sera da Fazio, quando mi sono incollata su Raitre. Contemporaneamente, mentre ascoltavo il suo elenco - bello, condivisibile, coraggioso - ho pensato che a molti "con la puzza sotto al naso", anche e soprattutto nel "nostro" campo, non sarebbe piaciuto affatto. Lo avrebbero trovato "moscio" e troppo "tradizionali", se non "vecchi", i valori che portava.
 Invece quel messaggio fatto di parole semplici e concetti profondi descrive e al tempo stesso delimita un universo culturale, esistenziale, politico. E anche il campo da gioco. Qualcuno dirà che lo delimita troppo, mentre è necessario allargarlo, quel campo da gioco, e poi occuparlo. Ma da più parti non si è ripetutamente accusato il Pd di essere confuso, di non fare chiarezza, di non avere identità e dunque di non essere riconoscibile?
 Il Bersani di Vieni via con me ha detto cose limpide ed esplicite e, lo ripeto, coraggiose. Perché dire che «stai bene se anche gli altri stanno un po’ bene», che «chi non paga le tasse mette le mani nelle tasche di chi è più povero di lui», che «davanti a un problema serio di salute non ci può essere né povero né ricco, né calabrese né lombardo né marocchino» perché «si fa con quel che si ha, ma si fa per tutti», che il bambino figlio di immigrati che nasce nel nostro paese «è un italiano», dire tutto questo nell’Italia divisa e difensiva di oggi richiede saldezza di principi e sprezzo del pericolo.
 Il segretario dem non ha deluso neanche il tema tormentoso e scottante che la presenza di Peppino Englaro e Mina Welby ha portato poi alla ribalta: ha detto che a decidere «se devo morire attaccato per mesi a mille tubi non può essere il parlamento» e che il solo modo, «irrinunciabile», per «difendere la fede» e «le convinzioni di ciascuno» si chiama «laicità». Ha detto altre cose importanti, Bersani, sulla Costituzione, sul lavoro, sui giovani, sugli insegnanti, sulla necessità che a governare siano persone perbene. Cose concrete, contemporanee. Non doveva enunciare un programma di governo e nemmeno arringare una piazza, ma additare a un vasto pubblico televisivo una visione forte del mondo e della politica, per il presente e per il futuro.
 Alcuni dei temi "di sinistra" sono stati declinati, da destra, anche dal competitor Gianfranco Fini, apparso più "studiatamente" disinvolto e per questo, alla fine, più freddo. L’emozione trattenuta e autentica di Bersani contro il sorriso un po’ ammiccante e intenzionalmente seduttivo del leader di Fli, alla ricerca del pubblico e dell’elettorato per la nuova destra che vuole rappresentare.
 Esperimento complessivamente riuscito, allora? Sì. Se sedici anni dopo il fortunato libro di Norberto Bobbio, a definire i valori della destra e della sinistra ci ha provato per una sera una trasmissione televisiva di successo, non c’è da scandalizzarsi. È solo uno specchio dei tempi. Sicuramente non il peggiore.

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