Lo show del Cav piace a Bersani

Se non puoi sconfiggere il tuo nemico fattelo amico. Usa la massima di Giulio Cesare un esponente del Pdl vicino al presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Donato Bruno, per spiegare che non è frutto della pazzia lo show che stava mettendo in scena Silvio Berlusconi proprio in quelle ore.
Ieri, il Cavaliere si è detto disponibile a fare un passo indietro se Mario Monti si candida unendo i moderati e battendo la sinistra. L'annunciata sfiducia, dunque, sarebbe stata una finta, o meglio «un segnale politico» e nulla più. «Resterei solo alla guida del mio partito», ha aggiunto. A denti stretti, poi, ha avvertito la Lega: patto elettorale o potrebbero cadere anche le giunte in Piemonte e Veneto. Al solito ha attaccato i magistrati e la tv pubblica che «permette di insultare un ex premier». Se l'è presa con il capogruppo Mario Mauro se i vertici del Ppe hanno minacciato di cacciarlo. Ma a ben pensarci, e questa è la tesi riferita a ItaliaOggi, il maggiore beneficiario della pazziata dell'ex premier, che dice e si contraddice perfino nell'ambito della stessa frase, sembra essere proprio Pier Luigi Bersani. Perché tanta generosità? Niente per niente. Dopo la condanna sui diritti Mediaset (che ha cambiato il corso politico del Cavaliere) e in attesa di quella probabilissima su Ruby, Berlusconi è convinto che «certi magistrati» troveranno pace soltanto quando lo vedranno dietro le sbarre. Una realtà che i suoi avvocati gli hanno prospettato come possibile già entro il 2013. Di qui la mossa di cercare una sconfitta vincente e di trattare con Massimo D'Alema e Luciano Violante (questi sono i due nomi che sono stati riferiti a ItaliaOggi). Finora quest'operazione avrebbe già portato al mantenimento del porcellum; a far saltare alcune riforme (come l'abolizione delle province o la delega fiscale); e ad anticipare il più possibile il voto (che va detto conviene soprattutto al Pd e a Bersani). Ma la partita sarebbe ben più vasta e comprenderebbe anche il Quirinale. Berlusconi cerca il salvacondotto giudiziario che già gli sarebbe stato promesso con il suo via libera al gopverno Monti e che poi è stato disatteso.
Il no finale di Maroni è stato determinante
I pezzi da novanta della nuova Lega Nord, Luca Zaia, Flavio Tosi, Matteo Salvini, erano scesi in campo per dire che no, Berlusconi candidato premier, non si poteva proprio riproporre. Così, il conseguente no di Roberto Maroni è stato decisivo nel decretare il totale isolamento del Cavaliere dopo gli sferzanti giudizi sul suo possibile ritorno dei partner internazionali dell'Italia (compresi gli Usa che ieri hanno battuto un colpo a favore di Monti con l'ambasciatore a Roma). Endorsement al Professore anche del governo tedesco.
Il Pd non si cura del Cav e fa le onorevoli primarie
Bersani e i segretari regionali del Pd hanno deciso. Sel di Nichi Vendola farà lo stesso. Le onorevoli primarie per scegliere i candidati del centro-sinistra si faranno il 29 e 30 dicembre. «Sappiamo di chiedere uno sforzo eccezionale a militanti e elettori, ai limiti dell'impossibile», ha spiegato Bersani, «ma vogliamo cambiare davvero la politica in Italia». Secondo quanto fatto trapelare dal Viminale la data più probabile per il voto è quella del 17 febbraio. A sinistra è prevalso il silenzio su un Berlusconi che sta facendo da sponda. Monti dice che il lavoro cominciato va terminato
«Io non credo che Monti accetti di diventare uomo di parte, ma ove il presidente Monti accettasse potrebbe essere» lui il candidato di tutto lo schieramento del centrodestra», ha detto Berlusconi dopo avere abbattuto il suo governo. E da palazzo Chigi è stato un no comment. ma quanto aveva da dire, ieri, Monti lo aveva già detto, ossia che interrompere le riforme è cosa peggiore che non farle proprio. Lo ha sottolineato all'assemblea dell'Anfia: «Qualcuno dice che le riforme non hanno dato effetti», ha affermato il presidente del consiglio, «che la situazione è addirittura peggiorata. Sarebbe auspicabile maggiore prudenza nel dare questi giudizi». Ed ha aggiunto: «Chiunque si accinga a governare l'Italia nei prossimi cinque anni dovrebbe fare un'analisi molto attenta delle riforme strutturali che sono state avviate e su quelle da fare: mi dispiacerebbe se in questa analisi prevalessero giudizi ipersemplificati sul lavoro fatto». Sullo spread: «La stabilizzazione dei titoli del debito realizzata i è presupposto essenziale per far ripartire il credito».
Storace denuncia il problema delle firme
Francesco Storace per tornare in parlamento con la Destra ha bisogno di più tempo per le firme. ma il problema che ha sollevato l'ex governatore del Lazio è di carattere generale: «I partiti che stanno in Parlamento, dice Storace, sono esonerati, chi sta fuori deve invece raccogliere 120mila firme in poche settimane (60mila se le Camere vengono sciolte prima del 28 dicembre)». La raccolta poteva cominciare prima, ma il problema, dice Storace, è che non si sapeva quale sarebbe stata la legge elettorale con cui andare al voto e dunque non si potevano preparare le liste da far sottoscrivere ai cittadini. Storace ha chiesto perciò che il governo intervenga e disponga una deroga. Da solo, infatti, non ce la fa a raccogliere le firme necessarie. Il problema riguarda anche Lazio, Lombardia e Molise, dove si dovranno raccogliere firme anche per le elezioni regionali. Un problema anche il Movimento 5 Stelle, i Verdi, i Radicali, la Federazione della sinistra lasciando presupporre un intervento legislativo.
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