Lo shock non porta voti a B.

Dalla Rassegna stampa

La proposta di restituire i soldi dell'Imu agli italiani non sembra pagare in termini di consenso. Al 29,9%, la coalizione di Silvio Berlusconi non schioda dai cinque punti pieni che dopo la rimonta iniziale la separano da quella di Pier Luigi Bersani (35,2%). Nonostante quest'ultima, sull'onda dello scandalo Mps, abbia perso un altro mezzo punto percentuale. Il dato emerge dall'ultimo report di Lorien Consulting, chiuso domenica 3 febbraio e pubblicato in esclusiva da ItaliaOggi. Paradossalmente, della proposta choc del Cav, ne ha guadagnato di più l'alleata Lega di Roberto Maroni che ora fa segnare un lusinghiero 6% (il Pdl invece è rimasto stabile al 20.3%). Nessun beneficio per i Fratelli d'Italia (1,4%), i quali erano stati i primi a sostenere di restituire l'Imu agli italiani (però in Bot), tanto da far pensare che siano i veri ispiratori dell'idea.

Grillo approfitta delle promesse del Cav

Chi sta beneficiando maggiormente della proposta shock e della campagna di Berlusconi, diretta a convincere chi non sa ancora che fare (almeno il 15% del'elettorato), è Beppe Grillo, al 14,8%, ancora in crescita di un punto in pochi giorni. Ormai M5S è la terza forza in campo, «nonché il primo avversario di Berlusconi», ha ribadito Valente.

Monti tiene e rimpiange Giannino. Fini e Casini giù

Nell'area di Mario Monti (13,4%), che secondo Valente «non deve rilanciare» sul piano delle promesse con Berlusconi, poi ,sta scomparendo il Fli (0,4%) e l'Udc è al 3,2%. Il Prof potrebbe mangiarsi le mani per non aver stretto un accordo con Oscar Giannino (al 2%). Tiene Rivoluzione civile di Antonio Ingroia (4,7%) che in particolare in alcune regioni come Campania e Sicilia, può indirettamente favorire la corsa del centro-destra.

Berlusconi in overpromise

Berlusconi è andato in «overpromise», spiega Valente, ossia ha superato l'asticella del consentito. L'indice Winner di Lorien fa segnare per lui uno stallo al 24% mentre quello di Bersani è crollato dal 42% al 39%. Il punto è che il segretario del Pd è vittima di un utilizzo propagandistico dei sondaggi «cui occorrerebbe porre fine», afferma Valente. Una pratica che sembra aver danneggiato più di tutti Bersani che, «convinto fin da subito di vincere, in base ai sondaggi, non ha guidato la campagna elettorale ma si è lasciato guidare dagli eventi». Probabilmente alla fine arriverà in meta (cinque punti di differenza sono tanti), ma con il fiato corto. Anche perché essendo giunta così presto la proposta shock di Berlusconi è ipotizzabile che di qui alla data del voto dovrà cercare di assestare altri colpi.

 

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