Lo sfogo di Berlusconi sui cortei «C’erano solo donne faziose»

Dalla Rassegna stampa

«Mi è sembrato un processo per sostenere il teorema giudiziario. Una vergogna!». Si è sentito processato, insultato, incompreso. Ha guardato le immagini della manifestazione, ha letto i cartelli innalzati dal milione di donne che domenica hanno invaso le piazze italiane e non vi si è riconosciuto. E così ieri, di buon’ora, Silvio Berlusconi ha sfogato a Mattino 5 la sua amarezza per gli slogan e le voci che, da Roma o da Milano, hanno chiesto le sue dimissioni.
E adesso il premier studia la controffensiva. Nelle segrete stanze del Pdl si lavora per costruire un grande evento, il 6 marzo, che coinvolga il più largo numero possibile di donne di centrodestra. L’organizzazione è affidata a Barbara Saltamartini, responsabile pari opportunità del Pdl. «Si sta ragionando sui contenuti, ma non sarà una contromanifestazione», prevede Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera. Il Cavaliere, intanto, attacca. «È stata la consueta mobilitazione faziosa contro la mia persona, da parte di una sinistra che cavalca qualunque pretesto per battere un avversario che non vince alle urne - dice in tv a Maurizio Belpietro -. Le donne che mi conoscono sanno quale considerazione ho per loro». Giura di rispettarle, che siano ministre o dipendenti delle sue aziende. Le loda perché «più brave» e «più intelligenti» e rivela di aver «fatto sempre in modo che ogni donna si senta, come dire, speciale». Ma una voce contraria si alza anche dal centrodestra ed è quella di Alessandra Mussolini: «Non sono d’accordo con chi dice che in piazza c’erano le donne di sinistra e radical chic. Dopo una manifestazione di tale portata, occorre una riflessione».
 
Il modo in cui il capo del governo ha liquidato il movimento strappa un sorriso al suo predecessore. «Lasciamo che Berlusconi pensi che sono le solite donne di sinistra - commenta Romano Prodi -. Ci sono persone che hanno un potere molto forte, credono che sia assoluto e quindi non riflettono mai se l’opposizione ha delle ragioni». Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, difende l’espressione di «libertà e dignità» che si è alzata da 230 città e invita Berlusconi «a rispettare gli altri, piuttosto che insolentirli». E Rosy Bindi, presidente del Pd: «Berlusconi ha paura della forza delle donne, ma più insulta e denigra, più crescerà il suo isolamento». Anna Finocchiaro ironizza su come il premier faccia «sentire speciali» le donne, polemizza sull’intervento a Canale 5 «senza contraddittorio» e definisce «una vergogna» il capo del governo.
 
L’urgenza di «voltare pagina» spinge Walter Veltroni a dire che Berlusconi «ha perso la relazione con il Paese» e persino Marco Follini, che ha sempre guardato con diffidenza alle piazze, si dice «castamente sedotto» dall’evento. Al contrario, il ministro Ignazio La Russa ritiene la protesta «non rappresentativa dell’universo donna». E Renata Polverini, cosa ne pensa? «Non penso», si limita a rispondere la presidente della Regione Lazio. Apprezza invece la leader radicale Emma Bonino, che dal risveglio delle donne si aspetta «proposte concrete». Arriveranno presto, fanno sapere le organizzatrici, che hanno fondato il comitato permanente «Se non ora quando 13 febbraio».

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