Lo sfogo di Berlusconi amareggiato: anche di questo devo ringraziare Fini

«Hanno ripreso ad accanirsi contro di noi. Sono molto amareggiato per quello che è accaduto oggi e non è finita. Scusate ma non potrò stare con voi molto». Silvio Berlusconi ieri pomeriggio si è congedato così dal gruppo di europarlamentari del Ppe (Mauro, Angelilli, Bonsignore, e Carlo Casini) salito a palazzo Chigi. Nello studio di Gianni Letta lo attende Claudio Scajola e l’umore del Cavaliere è pessimo anche per le continue sortite dei "finiani" sul fronte della legalità. Difficile però sfuggire dal faccia a faccia con l’ormai ex ministro che lo aveva inseguito di prima mattina sin dal dentista, senza però riuscire mai a parlargli prima della fatidica conferenza stampa nel ministero di via Veneto.
D’altra parte ieri mattina i giornali di famiglia esplicitavano bene le attese del premier. Con Scajola poche parole di cortesia per ringraziarlo di un gesto che «non avevo mai osato chiederti esplicitamente, ma che apprezzo molto». E’ la seconda volta che l’onorevole di Imperia lascia prima del previsto l’incarico, ma stavolta non si tratta di "gestire" una battuta di dubbio gusto, quanto una faccenda ricca di carte bollate e che rischia di aprire un filone ancora più vasto.
L’orecchio attento di Niccolò Ghedini sulle procure ha avvertito da tempo la ripresa di un tam-tam «forte, fortissimo e che coinvolgerà altri ministri e parlamentari», come ieri sera sosteneva un parlamentare reduce da palazzo Grazioli. Oggi Berlusconi farà il punto della questione con il capo dello Stato illustrandogli anche le possibili soluzioni scremate dopo una serata trascorsa a discuterne con ministri e stretti collaboratori.
In queste ore impazza il toto nome del possibile nuovo ministro dello Sviluppo Economico. Paolo Romani ieri mattina veniva dato in pole position. Così come veniva accreditata l’idea di promuovere Fabrizio Cicchitto che però sembra dettata più dalla voglia di rimetter mano alla guida del gruppo, mentre Paolo Bonaiuti entra nel toto-sottosegretari per contenere il suo presenzialismo televisivo. Restano sul campo le aspirazioni di molti ministri (Galan in testa) e l’attenzione con la quale i leghisti seguono una scelta che non si contrapponga, in metodo e stile, a quella del ministro Tremonti che già con Scajola incrociò più volte il fioretto. Scontata quindi la contrarietà della Lega alla scelta di un tecnico auspicata da Gianni Letta e che Berlusconi però persegue avendo appuntato su un foglio i nomi di Emma Marcegaglia, di Luca Cordero di Montezemolo e della presidente degli Industriali lombardi Diana Bracco o dell’ex numero unico di Confindustria Antonio D’Amato. L’uscita di Scajola apre anche un problema di rappresentanza nel governo per quella parte di Forza Italia che subisce lo strapotere del Carroccio e del Nord.
I veti e le aspirazioni interne alla maggioranza non preoccupano però il Cavaliere quanto la situazione interna al Pdl e la crisi dei gruppi parlamentari. L’altra sera, partecipando a Milano alla festa di compleanno del direttore di "Chi" Alfonso Signorini, Berlusconi ha espresso tutto il suo disappunto per l’attivismo di Gianfranco Fini. Al tavolo una quarantina di persone tra le quali Daniela Santanchè, Emilio Fede, Carlo Rossella, Flavio Briatore e altri personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Raccontano che Berlusconi si sia molto lamentato delle assenze nel gruppo parlamentare della Camera e delle recenti "scivolate". Sul banco degli accusati, ovviamente, il clima creato dal presidente della Camera che, abbandonati i temi "civili" «parla sempre più spesso di legalità». «Forse ho sbagliato a non buttarlo fuori subito, ma sono sempre in tempo». «Se anche perdiamo una decina di deputati non cambia nulla. Anzi, forse è meglio perché gli altri si sentiranno più responsabilizzati».
Dura, durissima l’analisi del presidente del Consiglio, al punto che per la pattuglia dei "falchi". Berlusconi potrebbe ufficializzare la rottura molto presto, «subito dopo la nomina del successore di Scajola». Il ragionamento che sembra far breccia nel premier ha trovato ieri conforto nelle richiesta di accelerazione dei finiani sul ddl anti-corruzione. «Ha ragione Berlusconi, Fini sta dando una mano ai magistrati imbracciando l’arma delle legalità», sosteneva ieri il sottosegretario Santanchè. Meglio quindi tagliare i ponti al più presto e non dare spazio all’idea che possa nascere, da una costola del Pdl, una destra-pulita. Male che vada ci sono sempre le elezioni anticipate.
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