Lo sfogo del Monsignore "Peggio del caso pedofilia"

Dalla Rassegna stampa

L’aria è mefitica, il clima pesantissimo, c’è chi dice che potrebbero in futuro proibirci di portare in Vaticano cellulari con la macchina fotografica». Quella del divieto di accesso ai telefoni con fotocamera è soltanto una voce, che prende corpo nei corridoi della Segreteria di Stato nei giorni più difficili che si siano vissuti Oltretevere negli ultimi anni. «In qualche modo è ancora peggio della bufera per lo scandalo della pedofilia», dice uno dei monsignori che con passo rapido e sfuggente infila il grande cancello di Porta Angelica.

Corvi parlanti
In tanti oltre le mura vaticane continuano a dubitare del ruolo dell’aiutante di camera Paolo Gabriele e nessuno pensa davvero che possa essere la mente della fuga di documenti pubblicati nel libro di Gianluigi Nuzzi. Anche se nulla è trapelato su quanto gravi siano le sue responsabilità, se l’inchiesta rimarrà a questi livelli, i dubbi sono destinati a crescere. La rete dei «corvi», che sarebbe composta da svariate persone, è tornata a farsi sentire, di fatto riproponendo le stesse motivazioni messe nero su bianco dal noto giornalista investigativo nelle pagine di Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI: avrebbero agito «per aiutare il Papa». Sono in pochi a ritenerlo vero, perché se c’è un risultato ottenuto in questi mesi di Vatileaks è il discredito generalizzato sulla Santa Sede, la cui immagine esce devastata.

Licenziato con infamia Ieri padre Lombardi ha detto che non c’è collegamento tra la sfiducia al presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e il caso Vatileaks. Il banchiere, scelto dal cardinale Bertone nel settembre 2009, editorialista de «L’Osservatore Romano» e amico del suo direttore Gian Maria Vian, è stato destituito giovedì scorso dal consiglio di sovrintendenza composto da membri laici. Il giorno dopo si è riunita la commissione cardinalizia chiamata a ratificare la sfiducia, ma dai loro lavori non è ancora uscito alcun comunicato. È stato invece fatta volutamente filtrare la durissima lettera di Carl Anderson – uno dei quattro membri del board – contenente le ragioni del licenziamento di Gotti Tedeschi, la cui figura viene distrutta professionalmente. Il banchiere viene anche accusato di non aver fornito «spiegazioni sulla diffusione dei documenti» in suo possesso. La modalità del licenziamento è inedita nella tradizione della Santa Sede e potrebbe avere effetti dirompenti, se e quando Gotti Tedeschi uscirà dal silenzio.

Il cardinale pensionabile
Il Segretario di Stato Tarcisio Bertone sarebbe, a detta dei «corvi», il vero obiettivo dell’operazione, studiata per accelerare il suo pensionamento. Anche se oggettivamente, il fuoco di fila dei Vatileaks appare sproporzionato per sfiduciare un cardinale che a dicembre compirà 78 anni. A meno di non ipotizzare, come qualcuno ha fatto, che dietro a subbugli curiali ed extra-curiali vi siano le ambizioni in vista del cambio e, sullo sfondo, anche della successione all’anziano Pontefice. Ratzinger, che ha voluto Bertone al suo fianco, si fida di lui e non sembra intenzionato a cambiarlo, nonostante lo stesso porporato canavese si sia offerto di ritirarsi. La sua gestione della Segreteria di Stato è nel mirino di molte critiche. Come altre volte è accaduto però, nel momento della bufera, l’istituzione ecclesiastica si chiude a riccio, per difendere i suoi membri con la tonaca.

Il segretario nel mirino
Don Georg Gänswein, il segretario privato di Benedetto XVI, sta affrontando una prova difficile in queste ore, dato che per sei anni Paolo Gabriele è stato al suo fianco nell’appartamento papale. L’influenza di don Georg è cresciuta negli ultimi due anni e sono cresciute anche le voci sui tentativi per allontanarlo dal Papa, nominandolo vescovo in Germania, ora che si renderà vacante la diocesi di Regensburg e il suo titolare verrà a Roma a ricoprire un incarico cardinalizio. Ma sono in pochi a credere che il Papa si privi del suo fidato segretario.

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