Articolo di Carmelo Lopapa pubblicato su la Repubblica, il 28/03/11
Comparirà alle dieci del mattino, puntuale, davanti ai suoi giudici di Milano. E sarà la prima volta dopo le dichiarazioni spontanee al processo Sme, era il lontano 17 giugno 2003. Oggi l'udienza Mediatrade, tra dieci giorni il processo che scotta di più: Rubygate. «Vado perché non ho nulla da temere e dimostrerò agli italiani che non sfuggo ai miei processi, nonostante quattordici anni di persecuzione giudiziaria: ho il diritto di difendermi da accuse assurde», è il refrain che Silvio Berlusconi ripete alla vigilia agli interlocutori sentiti da Arcore.
Giornata di quasi relax, perché a Villa San Martino resta al suo fianco l'avvocato Niccolò Ghedini per studiare le carte dell'imputazione che assieme al premier coinvolgono altre undici persone, tra le quali il figlio Piersilvio e l'ad Mediaset Fedele Confalonieri. Udienza interlocutoria, molto tecnica. Berlusconi non avrà occasione di prendere la parola. Ecco perché lo farà prima, alle 8,40, intervenendo a "La telefonata" su Canale5 con Belpietro, ma soprattutto dopo l'udienza. Ad attenderlo, decine di sostenitori con il coordinatore regionale Pdl Mario Mantovani e il sottosegretario Daniela Santanché. Davanti a loro e - soprattutto - alle telecamere il prevedibile show difensivo. Con il quale il Cavaliere denuncerà i giudici che gli sottraggono tempo prezioso mentre lui è alle prese con una guerra alle porte e un'emergenza immigrazione che travolge Lampedusa. Nonostante tutto, eccolo lì, in barba a chi lo accusava di voler ricorrere al legittimo impedimento.
Al Tribunale di Milano per il Mediatrade, come lo sarà mercoledì 6 aprile per il processo più atteso dai media di mezzo mondo. «Sono solo processi mediatici, mi vogliono alla gogna» si sfoga in queste ore il presidente del Consiglio coi suoi, mentre con Ghedini ha anche messo a punto la lista dei testimoni per il processo Ruby: dal ministro Frattini al portavoce Bonaiuti, da Carlo Rossella ad Apicella. Nel pomeriggio c'è stato il tempo anche per una lunga telefonata con il governatore siciliano Raffaele Lombardo, esasperato a Lampedusa, per promettergli il suo impegno personale, «come a Napoli», e un consiglio dei ministri straordinario convocato per mercoledì. Di rimpasto no, Berlusconi preferisce non parlare per adesso e rimandare la partita. Anche se i Responsabili giurano di aver avuto garanzie sulla nomina a metà settimana di tre viceminsitri: Calearo, Misiti e Bernini.
Ma è soprattutto il temuto «processo mediatico» a occupare i pensieri del premier, nell'immediato. Tanto più con la campagna elettorale (per le amministrative del 15 maggio) alle porte. Tra le contromisure esaminate nel week-end, una punterebbe all'oscuramento dei talk-show politici in Rai (Annozero, Ballarò, In Mezzora, Porta a Porta) proprio come avvenne alla vigilia delle Regionali 2010. Entro le 14 di oggi in Vigilanza saranno presentati gli emendamenti al regolamento per le trasmissioni elettorali messo a punto dal presidente Zavoli da votare in settimana. I pidiellini Butti e Lainati si appresterebbero a presentarne uno che ripristini la norma di un anno fa: obbligo della parcondicio "perfetta" e conseguente stop in video per Santoro, Floris, Annunziata. Coincidenza, giusto a cavallo delle prime udienze del processo Ruby, con gli approfondimenti sulla tv generalista che resterebbero in mano a Mediaset. Il radicale Beltrandi, padre della norma-scandalo di allora, mette le mani avanti: «Esiste il progetto, ma stavolta non mi presto a strumentalizzazioni». Dal pd Morri all'udc Rao sono già sulle barricate. In casa Pdl tengono le carte coperte. In attesa del via libera da Arcore.
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