Sette morti in due settimane quando il carcere è condanna a morte

Dalla Rassegna stampa

Sette morti in poco più di due settimane. Questo è il bilancio del "settembre nero" del 2010 nelle carceri italiane. Di questo passo finire in galera equivarrà a una vera e propria condanna a morte preventiva, senza bisogno di processo o di altro. Ma a forza di non decidere, e grazie all'ostracismo di Idv e Lega Nord da una parte, e di spezzoni non garantisti del Pd e del Pdl dall'altra, di fatto neanche il provvedimento "svuota carceri", fortemente voluto da Alfano, è stato varato ancora. E nel frattempo la capienza di tutte le carceri italiane deve sopportare il peso di quasi 70 mila detenuti di fronte ai circa 45 mila che potrebbero esservi invece ospitati. Così, tra "piani carceri" che non decollano, sindacati di polizia penitenziaria che protestano (anche tra loro il numero dei suicidi è impressionante) e ministri pieni di buona volontà di fatto depotenziati dalle ottuse burocrazie ministeriali, il macabro bilancio va ogni giorno peggiorando: 7 detenuti sono morti negli ultimi in 10 giorni. Tre suicidi, tre per cause ancora da accertare, uno per malattia.
Inoltre dall'inizio anno sono già 44 i detenuti suicidi nelle carceri italiane (37 impiccati, 5 asfissiati col gas, 1 avvelenato con dei farmaci e 1 auto sgozzato), mentre il totale dei detenuti morti, tra suicidi, malattie e cause "da accertare" arriva a 125. Le ispezioni di massa che hanno toccato 200 strutture su 213 lo scorso Ferragosto, a iniziativa di Marco Pannella e Rita Bernardini, e con la partecipazione di quasi duecento tra parlamentari, senatori, consiglieri regionali e magistrati di sorveglianza, hanno avuto il merito di sbattere la cosa in faccia all'opinione pubblica. Ma tutto qui. Ora, in pieno clima di campagna elettorale, con le manette e le derive securitarie che di nuovo si agitano in tv per amore della bassa propaganda populista che da tempo contraddistingue senza eccezioni la politica italiana, tutto si è di nuovo fermato.
A questo punto qualcuno dovrebbe avere la onestà intellettuale di dire alla gente che "dei detenuti il Paese può fare a meno dì interessarsi" e che possono marcire e morire in quelle strutture fatiscenti, un po' come per anni si è lasciato maturare e poi marcire il problema dei rifiuti cittadini in città come Napoli e Palermo.
I rifiuti umani della società non vanno tutelati e la loro vita o la loro morte non devono interessare la politica italiana, specie in vista delle elezioni politiche. Così chi vuole aggiorni pure questo macabro "Spoon river" di morti ammazzati, suicidi o per malattia, ma senza speranza che qualcosa si muova. Per la cronaca, e per rendere omaggio alle ultime sette vite spezzate da questa infame situazione, riportiamo i nomi e le vicende umane di ciascuno di loro. Torino, 16 settembre 2010 - Placido Caia, 64 anni viene ritrovato morto in cella nel carcere delle Vallette. Caia affiliato alla 'ndrangheta calabrese, avrebbe finito di scontare la pena nel 2016. Dalle prime indiscrezioni pare che la morte sia dovuta a cause naturali.
Prato, 15 settembre 2010 - Un detenuto 40enne di origini campane muore in una cella della Dogaia, presumibilmente per un problema cardiaco. L'uomo viene trovato già cadavere e tutti i soccorsi sono vani.
Torino, 14 settembre 2010 - Rodolfo Gottardo, 50 anni, in libertà vigilata, si uccide davanti ai Carabinieri che volevano riportarlo in carcere, da dov'era uscito dopo aver scontato 20 anni di pena per tentato omicidio e rapina. Tossicodipendente e sieropositivo, lavorava come magazziniere in una cooperativa. In carcere aveva anche recitato per il film "Tutta colpa di Giuda", regista Davide Ferrarlo, protagonista Luciana Littizzetto.
Napoli, 8 settembre 2010 - Francesco Consolo, 34 anni, di origini pugliesi, detenuto nella Sezione Transessuali del carcere di Poggioreale, si uccide asfissiandosi con il gas dalla bomboletta data in dotazione ai detenuti per cucinare in cella.
La Spezia, 8 settembre 2010 - Ivan Maggi, 22 anni, si impicca in cella la notte del 5 settembre. Viene soccorso ancora in vita, ma le sue condizioni appaiono subito gravissime, a causa dei danni cerebrali provocati dall'anossia. Ricoverato al centro di Rianimazione dell'ospedale Sant'Andrea, il giovane non sopravvive. Viene dichiarato clinicamente morto dopo 3 giorni di coma.
Pisa, 5 settembre 2010 - Moez Ajadi, tunisino di 33 anni, detenuto presso il carcere Don Bosco di Pisa, accusa problemi respiratori e dolori polmonari, perciò viene ricoverato al Centro clinico penitenziario. La sua situazione clinica comincia a peggiorare e ne viene disposto il trasferimento immediato presso una struttura civile più attrezzata, l'Ospedale Santa Chiara, ma muore in ambulanza ancor prima di arrivare al pronto soccorso.
Napoli, 5 settembre 2010 - Giuseppe Coppola, 60 anni, detenuto nel carcere di Poggioreale accusa forti dolori al petto. In infermeria gli somministrano un antidolorifico e lo rimandano in cella. Dopo un paio d'ore Coppola ha un nuovo malore e sviene. L'uomo muore durante il tragitto verso l'ospedale.
 

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