I sette cardinali che vogliono fermare il Papa

Dalla Rassegna stampa

 

Mentre il Papa a Malta incontrava le vittime degli abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi, i settori ultraconservatori della Curia vaticana cominciavano ad affilare le armi contro la linea della tolleranza zero che sembra ormai prendere forma negli episcopati di tutto il mondo. Che ci fossero delle resistenze interne al vertice vaticano sul fronte dei rapporti con la giustizia e le autorità civili era noto, e però di fronte alle recenti aperture in direzione della trasparenza e della collaborazione con i laici da parte prima del Papa e poi del procuratore generale del Vaticano, monsignor Charles Scicluna, i settori ultraconservatori sono venuti allo scoperto.
A guidare il gruppo di contrari alla linea della trasparenza è stato il cardinale Dario Castrillon Hoyos, colombiano, ex prefetto della Congregazione per il clero, nonché regista dell’operazione che ha portato alla revoca della scomunica per i 4 vescovi lefebvriani un anno fa. Nei giorni scorsi è venuta alla luce una lettera inviata proprio da Castrillon al vescovo di Bayeux-Lisieux, mons. Pierre Pican, nella quale il porporato si congratulava con Pican per non aver denunciato un prete pedofilo della sua diocesi. L’episodio risale al 2001, l’anno in cui venivano messe a punto le norme più severe contro i sacerdoti accusati di pedofilia da parte del cardinale Ratzinger.
Chiamato in causa, Castrillon, ha confermato, con orgoglio, che a suo avviso i casi di abuso sessuale rientrano fra i problemi interni alla Chiesa, dunque è sufficiente il diritto canonico a punire i colpevoli. Ma soprattutto ha riferito alcuni fatti nuovi e in particolare di aver avuto il consenso e il pieno appoggio di Giovanni Paolo II per quella lettera. Per queste dichiarazioni a sorpresa ha scelto una sede d’eccezione: l’Università cattolica di Murcia, in Spagna, dove fino a ieri si è tenuto un congresso internazionale su Karol Wojtyla e i diritti umani.
«Dopo aver consultato il Papa e avergli mostrato la lettera la inviai al vescovo, congratulandomi con lui per essere stato un modello di padre che non consegna i suoi figli alla giustizia», ha spiegato Castrillon alla platea, quindi ha aggiunto: «Giovanni Paolo II mi autorizzò ad inviare la lettera a tutti i vescovi del
mondo e a metterla su internet». Era un doppio colpo: chi oggi, mandava a dire il cardinale, compreso Ratzinger, prende le distanze dalle scelte compiute in passato, è in contrasto con lo stesso Wojtyla; quindi nel messaggio di Castrillon, c’è, implicito, un avvertimento: non sarà facile sconfessare un modello di Chiesa radicato nella storia e ancora potente. Se insomma i vari episcopati europei, dalla Germania alla Francia, dalla Gran Bretagna all’Austria, ma anche in Belgio e in Olanda, hanno chiesto al Vaticano la linea dura sul tema pedofilia e abusi sessuali, l’ossatura della Curia di ieri e di oggi dice il suo «no». E infatti a Murcia si sono ritrovati con Castrillon molti cardinali, esponenti di primo piano della Chiesa. Quando il porporato ha pronunciato il suo intervento è stato accolto da un lungo e liberatorio applauso.
Nei giorni scorsi già l’ex Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, aveva chiamato il sacro collegio cardinalizio ad alzare il muro difensivo intorno al Papa contro presunti complotti internazionali: era il segnale che il ventre profondo delle alte gerarchie romane cominciava ad opporre una resistenza concreta e cercava di schiacciare Benedetto XVI sulla propria linea. Insieme a Sodano spiccano, e non a caso erano pure presenti in Spagna, altre personalità di primo piano della Curia romana: fra di loro non solo ex, ma anche qualche nome di punta del governo della Chiesa universale. Come quello di Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che ha ricevuto nomina curiale e berretta rossa da Benedetto XVI. Canizares era noto in Spagna con il soprannome di "piccolo Ratzinger" per le sue tendenze tradizionaliste. E poi c’è il cardinale Frane Rodé, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, un ammiratore della messa in latino e dei Legionari di Cristo. Fra i conservatori c’è che un altro uomo legato a Karol Wojtyla, il cardinale Stanislaw Rylko, polacco, presidente del Pontificio consiglio per i laici, che in queste settimane non ha detto una parola di sostegno al Papa, nonostante diversi vescovi europei abbiano nominato dei laici come referenti per il problema abusi nelle loro diocesi. Ancora, fra quanti a Roma hanno rivendicato il primato del diritto canonico sulla giustizia civile anche nella crisi della pedofilia, non va dimenticato, mons. Jean Louis Brugues, Segretario della Congregazione per l’educazione cattolica; il quale, per altri versi, e in particolare nella critica a una lettura eccessivamente progressista del Concilio Vaticano II, si era dimostrato un ratzingeriano cristallino.

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