Sesso, le confessioni di Pannella. "Ho amato tre, quattro uomini"

«Io alle tre di notte esco per la città perché ho voglia di piangere e amare», spiegò Marco Pannella ai compagni raccolti attorno a lui in un congresso a Napoli. Della essenza della vita e del valore, «anche politico», delle «carezze» Marco ha variamente illustrato. Ora dal palco, ora ai microfoni di radio radicale, e anche nelle stanze del partito, durante le chilometriche riunioni in via di Torre Argentina. Oppure a casa sua, dietro Fontana di Trevi. Una casa aperta nel senso letterale, avendo egli deciso, lo rivela Filippo Ceccarelli ("Il letto e il potere", Longanesi) di lasciare per anni senza serratura la porta d’ingresso e così rendere plateale la sua idea di convivenza plurima e felice.
Perciò Benedetto Della Vedova, ora deputato amico di Fini ma fior di ex per essere stato dentro la trincea radicale, ha letto senza stupore il flash d’agenzia che riportava il"comingout" pannelliano, e i "tre, quattro uomini che ho amato molto". «Solo chi è lontano da quel mondo si stupirebbe. Io no».
Eppure, ad ottant’anni e qualche giorno, Pannella ha voluto rievocare, in un’intervista a Clemente Mimun che oggi pubblica il settimanale Chi, anche il carattere bisessuale della sua inesauribile e polimorfa personalità. «Sono legato da 40 anni a Mirella (Paracchini, ndr), ma ho avuto tre, quattro uomini che ho amato molto. Non c’è mai stata alcuna gelosia con lei. Potevamo avere, e avevamo, anche altre storie».
Tre o quattro uomini. O cinque o anche sei e più. Certo tutti particolarmente giovani, e particolarmente militanti, decisamente coinvolti e rapiti dall’idea di contribuire alla sovversione dell’ ordine e al ridisegno di valori finora destinati a colorare di grigio per tanti la vita striminzita e borghesuccia. Era, è anzi sempre risultata temeraria ma avvincente l’idea pannelliana di fare sesso come complemento e pratica politica, in qualche modo ideologizzarlo. E quindi è divenuto usuale, naturale abbracciare, anche come compimento finale di un ragionamento, i corpi in casa sua, nella stanza accanto a quella dove per esempio poteva capitare dormisse la propria compagna.
«Labile e deformato il confine tra politica e amore, linea d’ombra, segno indistinto», dice Marco Cappato, anch’egli espressione della straordinaria fucina di giovani talenti radicali. Militante semplice, ma presto segretario e poi eurodeputato. Un cursus honorum simile ai tanti coetanei che hanno raccolto dalla bocca di Pannella le prime parole d’ordine, e sfidato, avanzato, issato e poi ammainato la bandiera. Alcuni tradendola. Si ricordano solo i volti più noti: quello di Francesco Rutelli, o anche di Giovanni Negri («ma adesso mi occupo di vino e non di Pannella»), o di Daniele Capezzone, oggi portavoce di Berlusconi, o il belga Jean Fabre, uno dei primi segretari del partito divenuto "trasnazionale". «L’amore come topos definito», afferma Della Vedova che si è aggiunto a quel mondo senza mai troppo mischiarsi. E’ questo Pannella. E anche quest’altro. «Non mi sono mai sposato, ma arrivai alle pubblicazioni con Bianca, una ragazza che conobbi a Pavia. Però era troppo innamorata, pendeva dalle mie labbra, non poteva funzionare». E sulla mancata paternità: «Con Mirella ci abbiamo riflettuto tanto ad avere un figlio. Ma io non ne ho mai avuto voglia. Anche se ho un forte dubbio su una ragazza che conobbi tanti anni fa, Gabriella. Chissà se non ci sia un cinquantenne in giro che mi somiglia fin troppo». Ecco, un piccolo Pannella sarebbe una notizia. E una novità eccessiva e insopportabile: per il figlio putativo e forse anche per suo padre.
Perciò Benedetto Della Vedova, ora deputato amico di Fini ma fior di ex per essere stato dentro la trincea radicale, ha letto senza stupore il flash d’agenzia che riportava il"comingout" pannelliano, e i "tre, quattro uomini che ho amato molto". «Solo chi è lontano da quel mondo si stupirebbe. Io no».
Eppure, ad ottant’anni e qualche giorno, Pannella ha voluto rievocare, in un’intervista a Clemente Mimun che oggi pubblica il settimanale Chi, anche il carattere bisessuale della sua inesauribile e polimorfa personalità. «Sono legato da 40 anni a Mirella (Paracchini, ndr), ma ho avuto tre, quattro uomini che ho amato molto. Non c’è mai stata alcuna gelosia con lei. Potevamo avere, e avevamo, anche altre storie».
Tre o quattro uomini. O cinque o anche sei e più. Certo tutti particolarmente giovani, e particolarmente militanti, decisamente coinvolti e rapiti dall’idea di contribuire alla sovversione dell’ ordine e al ridisegno di valori finora destinati a colorare di grigio per tanti la vita striminzita e borghesuccia. Era, è anzi sempre risultata temeraria ma avvincente l’idea pannelliana di fare sesso come complemento e pratica politica, in qualche modo ideologizzarlo. E quindi è divenuto usuale, naturale abbracciare, anche come compimento finale di un ragionamento, i corpi in casa sua, nella stanza accanto a quella dove per esempio poteva capitare dormisse la propria compagna.
«Labile e deformato il confine tra politica e amore, linea d’ombra, segno indistinto», dice Marco Cappato, anch’egli espressione della straordinaria fucina di giovani talenti radicali. Militante semplice, ma presto segretario e poi eurodeputato. Un cursus honorum simile ai tanti coetanei che hanno raccolto dalla bocca di Pannella le prime parole d’ordine, e sfidato, avanzato, issato e poi ammainato la bandiera. Alcuni tradendola. Si ricordano solo i volti più noti: quello di Francesco Rutelli, o anche di Giovanni Negri («ma adesso mi occupo di vino e non di Pannella»), o di Daniele Capezzone, oggi portavoce di Berlusconi, o il belga Jean Fabre, uno dei primi segretari del partito divenuto "trasnazionale". «L’amore come topos definito», afferma Della Vedova che si è aggiunto a quel mondo senza mai troppo mischiarsi. E’ questo Pannella. E anche quest’altro. «Non mi sono mai sposato, ma arrivai alle pubblicazioni con Bianca, una ragazza che conobbi a Pavia. Però era troppo innamorata, pendeva dalle mie labbra, non poteva funzionare». E sulla mancata paternità: «Con Mirella ci abbiamo riflettuto tanto ad avere un figlio. Ma io non ne ho mai avuto voglia. Anche se ho un forte dubbio su una ragazza che conobbi tanti anni fa, Gabriella. Chissà se non ci sia un cinquantenne in giro che mi somiglia fin troppo». Ecco, un piccolo Pannella sarebbe una notizia. E una novità eccessiva e insopportabile: per il figlio putativo e forse anche per suo padre.
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