Serve manovra correttiva a sinistra

Dalla Rassegna stampa

Tanto tempo fa, in una galassia molto lontana, il Partito democratico fondava se stesso sulla "vocazione maggioritaria" e sul riformismo economico e politico. Oggi quel partito sembra quasi non esserci più, travolto dalla crisi economica e dalla tentazione del populismo. Come spiegarsi altrimenti le reazioni rabbiose dei big del Pd alle richieste che ci arrivano dall'Europa, e che prima ancora stavano scritte in tanti documenti vergati, tra gli altri, anche da economisti e intellettuali vicini al centrosinistra? Quando va bene, il Pd risponde ai piani del governo con una retorica evasiva: tagli sì, ma "senza impatti sul sociale"; privatizzazioni sì, ma "ragionevoli"; liberalizzazioni sì, ma di "alcune politiche industriali"; e poi "interventi su rendite e ricchezze" che, tradotto, vuol dire tasse, tasse, tasse. In alcuni casi il Pd scavalca tutti a sinistra (si fa per dire), per esempio quando il responsabile economico del partito, Stefano Fassina, rifiuta il pareggio di bilancio con l'argomento che a volerlo è "una Unione europea fatta da governi di centrodestra che ci stanno portando nell'abisso". Dal campionario, naturalmente, non può mancare l'eterna pietra tombale di ogni velleità riformista: nessuno tocchi le pensioni. D'altronde ieri lo ha ricordato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sul Corriere della Sera: solo quattro anni fa l'aumento dell'età di pensione, voluto dalla riforma Maroni, è stato contraddetto dal governo Prodi - quello tra l'altro dell'europeista Emma Bonino - con oneri aggiuntivi per circa 10 miliardi anche per i giovani.

C'è, in fondo, una coerenza triste nella parabola che il Pd sta seguendo, a partire almeno dalla campagna referendaria contro la "privatizzazione dell'acqua" (e che in realtà ha affossato la liberalizzazione dei servizi pubblici locali che oggi l'Ue torna a suggerirci) fino alle contraddittorie posizioni sulla patrimoniale. Quello che vediamo in questi giorni è Pd anti mercato, anti rigore e addirittura riscopertosi euroscettico perché l'Europa è delle destre neoliberiste. Se il Pd torna a muoversi su un terreno politico da anni Settanta, se si agita contro le forze oscure della reazione in agguato, allora il paese è davvero messo male. La metafora più abusata, in questi giorni, è quella della casa in fiamme: per spegnere l'incendio, non basta un governo responsabile. Ci vuole anche un'opposizione credibile.

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