Sentenza capitale per Tarek Aziz

Dalla Rassegna stampa

Tarek Aziz è stato condannato a morte da un tribunale iracheno. Aveva curato la politica estera irachena ai tempi del dittatore Saddam Hussein, fino a diventare vicepremier, più di facciata che di sostanza. Apparteneva alla minoranza cristiana, ma è stato associato alle stragi del dittatore iracheno. «La sentenza è stata emessa senza la salvaguardia degli interessi della giustizia e senza gli strumenti normalmente disponibili in appello. Per questo abbiamo presentato un'istanza urgente all'Inter-American Commission on Human Rights per chiedere l'interruzione dell'esecuzione di condanna a morte di Tareq Aziz». È quanto annuncia l'avvocato Giovanni Di Stefano, legale dell'ex ministro. E sono molte le voci in Europa e in Italia che salgono a difesa del politico iracheno. Tra questi un membro di un gruppo di persone che, qualche anno fa, l'allora segretario di Stato Usa, Maddlein Albright aveva definito «fantastic people».
«La pena di morte contro Tarek Aziz è una punizione postuma, l'Iraq in tal modo dimostra di essere un Paese che non trova pace e rischia di allontanarsi dal sentire della gran parte degli Stati del mondo, tuttavia si può sperare in un atto di clemenza del governo iracheno all'interno del quale si trovano diverse personalità contrarie alla pena capitale» così è stata commentata la notizia a caldo dal portavoce della Comunità di Sant'Egidio, Mario Marazziti. Con un gesto di clemenza, sottolinea il rappresentante della comunità, verrà anche rispettata l'autonomia della magistratura e allo stesso tempo «si compirà un forte gesto di riconciliazione». «C'è da augurarsi che all'interno del governo iracheno, dove pure ci sono diverse personalità contrarie alla pena capitale, prevalga la strada dell'atto di clemenza, una ipotesi plausibile» conclude Marazziti.
Per la sospensione anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Anche la Commissione europea ha fatto sapere di essere contraria alla condanna a morte per impiccagione comminata all'ex vicepremier di Saddam. È la Corte suprema irachena ad aver comminato la condanna capitale al settantaquattrenne Aziz, con l'accusa di aver preso parte a una campagna contro gli esponenti del partito Dawa, di cui è membro l'attuale premier Nouri al Maliki.
Intanto il leader dei radicali Pannella ha iniziato lo sciopero totale della fame e della sete per protestare. «Come con Saddam vogliono strozzarlo per impedirgli di parlare», ha affermato il leader radicale. Per il figlio, il verdetto è una vendetta. «È un'operazione - ha dichiarato Ziad Aziz - per vendicarsi contro tutto ciò che riguarda il passato dell'Iraq e dimostra la credibilità delle informazioni pubblicate dal sito WikiLeaks. Mio padre - ha concluso - non ha mai avuto nulla a che vedere con i partiti religiosi». È con queste parole che il figlio dell'ex vice premier iracheno Tareq Aziz, Ziyad, ha commentato alla tv satellitare al-Arabiya la notizia della condanna Unico cristiano del regime, Aziz si era arreso alle truppe americane alla fine di aprile del 2003. La famiglia ne ha più volte chiesto la liberazione per questioni di salute.
L'Alta Corte di Baghdad ha inflitto la pena capitale anche a Sadoun Shakir, ex ministro dell'Interno e capo dei servizi segreti, e Abed Hamou, segretario di Saddam, «per aver cercato di eliminare i partiti religiosi prima del 2003» per instaurare il dominio assoluto del Baath. Aziz era già stato condannato nel marzo 2009 a 15 anni di carcere per «crimini contro l'umanità» nell'ambito dell'esecuzione di 42 commercianti, avvenuta nel 1992. Sempre nel 2009, l'Alta corte penale dell'Iraq lo aveva condannato a sette anni di reclusione per il suo ruolo nelle violenze contro i curdi di confessione sciita negli anni Ottanta. Ad agosto aveva accusato Barack Obama in un'intervista al Guardian di aver «lasciato l'Iraq in balia dei lupi». In base la legge la sentenza deve essere ratificata dal consiglio di presidenza guidato dal curdo Jalal Talabani.

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