La sedia vuota dell'Aja che il mondo non può accettare

Da una parte i giudici— un sud coreano, un britannico, un cittadino di Trinidad e Tobago — dall’altra una sedia vuota. Da una parte il mondo, tutto il mondo, e dall’altra una sedia vuota. Da una parte la giustizia internazionale, che pur con tanti dubbi e tante difficoltà si è comunque affermata in questi anni come una realtà capace di condannare, punire, lanciare ammonimenti — dall’altra una sedia vuota. Il processo a Radovan Karadzic iniziato oggi nell’aula del tribunale dell’Onu per la ex Jugoslavia, all’Aja, non può essere pregiudicato dal bluff dell’ex leader serbo-bosniaco, dal mandante del massacro di Srebrenica, dall’uomo che caricava il fucile ai cecchini di Sarajevo e che ora non vuole comparire di fronte a chi ha il dovere di giudicarlo.
«All’Aja è interdetta la pena di morte. Tutto il resto gli è dovuto», ha scritto Adriano Sofri all’indomani della incredibile cattura del «macellaio di Pale», nel luglio dell’anno scorso, dopo i tredici anni di una latitanza fatta di complicità e protezioni durante i quali riuscì perfino a venire in Italia per vedere giocare i suoi calciatori preferiti, alla faccia del mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità e genocidio. E’ arrivata l’ora della resa dei conti. E la comunità internazionale non può permettere che possa concretizzarsi il piano nascosto dietro la decisione di boicottare l’udienza: allungare i tempi, ritardare il momento della verità nella folle speranza che la memoria si affievolisca. Come ricorda la regista bosniaca Jasmila Zbanic non bisogna consentire che avvenga quanto è accaduto con Slobodan Milosevic.
La giustizia internazionale deve funzionare. Ma perchè ciò avvenga deve essere sostenuta, non tollerata. Il sistema delle Nazioni Unite va rilanciato. Lo diciamo anche a quei 170 Paesi — di cui non fa parte l’Italia — che da anni non sono in regola con i contributi per il bilancio ordinario, il peacekeeping, i tribunali internazionali. Fanno parte di un club di cui non pagano le quote.
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