Sedazione, ferite, sofferenza: i «fatti accertati» non consentono manomissioni su Eluana

Dalla Rassegna stampa

Li definisce «fatti accertati» della fine di Eluana, Maurizio Mori, presidente della «Consulta di bioetica onlus»: la donna - sostiene su l'Unita di martedì - morendo non ha provato «nessuna atroce sofferenza!», le ferite nel palmo delle sue mani sono state provocate «dalla tetraplegia spastica» e non dall'agonia, «non era pesantemente sedata». Poi accusa chi scrive e Avvenire di «negare la realtà». Forse però non ricorda, Mori, che di quelle ferite c è traccia nel referto autoptico e non nelle carte cliniche di Eluana dal 1992: nessun testimone del resto - per prime le suore Misericordine le aveva mai viste. Forse ha dimenticato che nella «Scheda di rilevazione degli elementi indicativi di sofferenza» (accuratamente riempita dall'équipe del dottor De Monte nei giorni udinesi) sono annotati «l'emissione di suoni spontanei» e di ciascun rantolo mentre gli infermieri dell'équipe «procedevano all'igiene giornaliera di routine». Eppure - ma anche qui e forse solo la memoria di Mori a non essere brillante - Eluana era sedata con Fenobarbitale, farmaco fra i principali barbiturici antiepilettici e fra i più efficaci. Forse ha rimosso, Mori, che la morte sopraggiunse dopo molte ore di «respiro affaticato e affannoso» e che la donna avesse la febbre a 42. E infine il polemista Mori nemmeno ricorda insieme ad altro - quella spaventosa tosse che sconvolse Eluana in ambulanza da Lecco a Udine, tanto da farle espellere il sondino dal naso quasi (ma era troppo presto) uccidendola...

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