Se Yassine si suicida nel carcere minorile

Era afflitto da un male oscuro, era depresso, aveva problemi psicologici". Il direttore del carcere per minori di Firenze, Fiorenzo Cerruto, non si dà pace per quanto accaduto a Yassine El Baghdadi, che avrebbe compiuto 18 anni fra qualche giorno se non avesse deciso di farla finita impiccandosi alle sbarre della finestra del bagno. Arrestato per tentato furto ad agosto era in attesa di giudizio e ieri mattina sarebbe stato trasferito al reparto di neopsichiatria dell`ospedale di Gareggi. Il via libera dalla struttura medica fiorentina è arrivato via fax al carcere martedì sera, ma Yassine, che per le sue condizioni avrebbe dovuto essere controllato a vista, non c`era già più. In realtà le sue condizioni sono peggiorate durante i mesi. Quando è stato arrestato, le sue condizioni non erano state valutate come gravi. Ma il 17 novembre, dopo settimane di peggioramento, era arrivata la scelta di condurlo in un reparto psichiatrico. "Paradossalmente questa tragedia - scuote il capo Cerruto - è successa a un ragazzo per il quale era stato fatto tutto il possibile: lo staff che lo seguiva e la nostra psichiatra aveva deciso, dopo l`ultimo colloquio col ragazzo martedì mattina, di trasferirlo a Gareggi". Le condizioni di Yassine erano, quindi, giudicate incompatibili con una struttura carceraria minorile. Dove vigono le stesse regole di un carcere per adulti. Dal tentato furto, avvenuto il 3 agosto, al processo è passato molto tempo, visto che l`udienza era fissata per il 23 novembre. Come mai? Perché la posizione di Yassine è stata tenuta tanto a lungo in sospeso? Il direttore Cerruto dà la sua versione: "Non volevamo lasciarlo per strada. Inoltre, il giudice aveva dato massima disponibilità a chiederne l`inserimento in una comunità. Il ragazzo, quindi, non aveva la prospettiva di anni di carcere davanti a sé: è evidente che il suo problema non fosse la detenzione". Eppure per il garante dei detenuti di Firenze, Franco Corleone, "un italiano non sarebbe mai finito in carcere per un tentato furto, mentre la misura detentiva è sempre più utilizzata per i soggetti deboli, per quelli più esposti della società". Yassine, il 3 agosto stava cercando di rubare degli orologi esposti in vetrina all`ufficio informazioni della stazione ferroviaria di Mologno, in provincia di Lucca. I carabinieri riuscirono a fermare la sua fuga lungo uno dei binari. Aveva uno zaino con degli attrezzi per lo scasso. Portato all`Istituto penale minorile Meucci di Firenze, si è tolto la vita martedì, nel tardo pomeriggio, dopo la partita di pallone con gli altri detenuti. È andato in bagno alle 17,40, ha legato un lenzuolo alle sbarre della finestra e, dopo aver aperto la doccia, è salito su una scarpiera per lasciarsi andare. E morto sul colpo. I suoi due compagni di stanza, uno italiano e l`altro albanese, aspettavano il turno per la doccia e non vedendolo uscire alle 17,55 hanno chiamato le guardie. Era arrivato in Italia tre anni fa, affidato dai genitori ad uno zio artigiano con casa ad Aulla, vicino a Carrara. Frequentava un istituto tecnico Yassine, ma "aveva cominciato ad accompagnarsi con persone poco raccomandabili", ha detto lo zio. Disperato durante il colloquio con la direzione del carcere. A lui il compito di informare i genitori, mentre solo qualche giorno prima aveva pensato all`ipotesi di riportare Yassine in Marocco, lontano da quelle persone che lo avevano condotto su una strada pericolosa. Il pm Tommaso Colletta ha inviato i carabinieri a ispezionare il Meucci, dove sono detenuti 24 ragazzi tra i 14 e i 21 anni, e ha disposto per oggi l`autopsia sul corpo di Yassine. Una mozione sulla "drammatica situazione delle carceri" sarà inviata al governo dai deputati radicali del Pd e Rita Bernardini annuncia di essere "in sciopero della fame per lottare assieme alla comunità penitenziaria: soprattutto extracomunitari e romeni sono troppo spesso abbandonati a loro stessi". Sono 65 mila i detenuti in Italia (il 37% stranieri) a fronte di una capienza di 43 mila persone. Intanto, la commissione dei Senato sull`efficienza del sistema sanitario, presieduta da Ignazio Marino, ha giudicato "inadeguata" la struttura detentiva dell`ospedale Pertini di Roma, dove fu ricoverato Stefano Cucchi. Non solo. Proprio Marino denuncia lo stato di difficoltà "di un altro detenuto al Pertini, che è in sciopero della fame perché non riesce ad avere contatti con il suo avvocato. Decideremo quindi se allargare l`inchiesta della commissione del Senato".
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