Se il Pd perde il centro

Le elezioni regionali del prossimo marzo rischiano di trasformarsi per il Pd in un labirinto. Un dedalo dove il partito di Pierluigi Bersani corre il pericolo di smarrire la sua identità riformista e moderata prima di averla formalizzata e conseguita. Mentre in Puglia a dare seriamente filo da torcere alla candidatura di Francesco Boccia c`è Nichi Vendola - sostenuto da buona parte del Pd anche per avversione alla segreteria Bersani e alla sponda d`alemiana - nel Lazio si assiste alla discesa in campo in grande stile dell`esponente radicale Emma Bonino. A dimostrazione che il pd oscilla tra candidati della sinistra radicale e candidati radicali di sinistra. Offerte politiche che certamente non spostano al centro l`asse politico programmatico del nuovo Pd. Intendiamoci: Emma Bonino «è una persona autorevole, credibile, con un pedigree perfetto per il ruolo al quale si candida». Come dice il parlamentare del Pd Furto Colombo, «una candidatura perfettamente autonoma e riconoscibile in sé stessa». Più difficile sostenere, come fa Colombo, che «la candidatura dell`esponente radicale offra una grossa opportunità alla immobilità e alla afasia del Pd». La candidatura Bonino, infatti, per le caratteristiche dell`esponente radicale, allontana dalla coalizione di centrosinistra che dovrebbe sostenerla proprio il centro, che invece si era reso disponibile alla candidatura di Nicola Zingaretti, investito di un semplice mandato esplorativo. «Se i candidati sono Bonino e Polverini - ha detto il leader dell`Udc Pier Ferdinando Casini - noi siamo con Renata Polverini». Casini ha spiegato la sua stima per la candidata del Pdl, sia per il lavoro svolto all`Ugl sia per «la sua grande battaglia a favore del quoziente familiare. In Puglia - ha sottolineato ancora il leader dell`Udc, che ha dato da martedì il suo benestare alla candidatura di Francesco Boccia - abbiamo scelto un moderato. Nel Lazio la patata bollente è nelle mani del nostro segretario Lorenzo Cesa, che vedrà come dipanarla». Casini ha anche risposto alle accuse di Silvio Berlusconi sulle "alleanze variabili" dell`Udc: «La nostra scelta di alleanze variabili serve ad uscire da questo schema di una politica bipartitica finta e fittizia in cui i grandi partiti litigano su tutto al loro interno». Ma appunto la candidatura Bonino non funziona nel momento di fare sintesi programmatica con un area moderata con cui invece i settori più pragmatici del Pd sono sempre riusciti a interloquire. Uno scacco che il Pdl coglie al volo e enfatizza per rilanciare l`alleanza tra destra e centro a livello nazionale: «Dicendo che tra la Bonino e la Polverini, l`Udc sceglie la candidata del Pdl, Casini ha sgomberato il campo da ogni dubbio e si è schierato con una coalizione che si riconosce nei valori cattolici e della famiglia. Siamo sicuri che Berlusconi, Fini e Casini, ritroveranno nel Lazio, un`alleanza sospesa durante le ultime elezioni politiche e che in futuro potranno ritrovarsi, perché il collante che li unisce sono i valori della grande famiglia del Partito Popolare Europeo». Ma non solo da destra si investe sull`incompatibilità tra la candidatura Bonino e la partecipazione dell`Udc a una coalizione di centrosinistra che dovrebbe evidentemente sostenere l`esponente radicale nella sua corsa al governatorato. «La Borino è una candidatura potenzialmente molto forte, che andrebbe sottoposta dal centrosinistra al percorso delle primarie. E alle primarie non escludo che potrei sostenere la Bonino», dice Claudio Mancini, influente assessore regionale del Lazio, che è stato sostenitore della mozione Bersani. «In questo momento abbiamo bisogno di una coalizione larga, sostenuta da un`ampia partecipazione diretta dei cittadini. Noi ci rivolgiamo all`Udc che esclude la partecipazione a consultazioni primarie. È chiaro che in una situazione in cui l`Udc non facesse parte della coalizione di centrosinistra, non ci sarebbero difficoltà a fare le primarie». Sull`ipotesi di un accordo con l`Udc che prevedesse lo scam- bio tra Regione e Provincia con la candidatura di Zingaretti, Mancini ha risposto: «Non si è mai parlato di patti per la provincia con 1`Udc. La coalizione larga attorno ad un candidato come Zingaretti ha come condizione la partecipazione delI`Udc alla coalizione stessa e l`accordo per la presidenza del- la provincia. Queste due cose al momento non ci sono. Mi auguro che Nicola Zingaretti, persona capace, intelligente e politico esperto consideri con molta attenzione il fatto che quella di Emma Bonino sia una candidatura rilevante di una persona di grande prestigio e che è assolutamente in grado di attrarre moltissimi voti del centro sinistra. Non penso che si possa svolgere una valutazione sul Lazio prescindendo dalla candidatura di Emma Bonino». Un avvertimento sulla pericolosità della candidatura Bonino arriva anche dall`ex governatore del Lazio Francesco Storace: «È lo Statuto della Regione a dover far riflettere. Ogni legge o delibera approvata in contrasto con lo Statuto - a meno che non si voglia addirittura modificare una Carta entrata in vigore nel 2004 e non nel 1948 rischia di provocare tempi lunghissimi per gli inevitabili contenziosi». Ed allora è bene - sostiene Storace - che qualcuno prepari un memo alla Bonino. «L`articolo 5 dello Statuto spiega Storace -, quello dedicato a Roma Capitale, prevede che la Regione contribuisce a valorizzare Roma, capitale della Repubblica e simbolo dell`unità d`Italia, centro del Cattolicesimo e del dialogo fra i cristiani, luogo di incontro fra culture diverse e patrimonio storico e culturale universale: occorre avere ben chiaro, in questo caso, il contesto istituzionale nel quale si è chiamati ad operare. L`articolo 6, conoscendo la cultura politica della Bonino, è ancora più spinoso. Afferma testualmente, al secondo comma, che la Regione riconosce il primato della persona e della vita. Diciamo - conclude Storace - che risulterebbero francamente incompatibili con lo Statuto le iniziative abortiste di cui si è resa protagonista la leader radicale nel corso della sua battaglia politica». Ancora, nello stesso articolo, Storace segnala il comma 10: la Regione «collabora con la Chiesa cattolica, nel rispetto delle previsioni del quadro concordatario nonché con le confessioni religiose con le quali lo Stato stipula intese, al fine di tutelare la dignità della persona e perseguire il bene della comunità, in conformità ai principi della Costituzione». Difficile pensare che una forza cristiana liberale e popolare possa sostenere una candidatura con queste implicazioni.
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