Se per il Pd il Lazio è un laboratorio, le primarie non servono

Dalla Rassegna stampa

Il Lazio è ormai un laboratorio politico per il centrosinistra. Ed è un laboratorio che oggi, a causa delle circostanze, è diventato centrale nella strategia di Pierluigi Bersani. La candidatura di Emma Bonino, come si sa, è nata fuori del Pd: è un`idea autonoma del partito di Marco Pannella e come tale è stata messa in campo con astuzia, lasciata cadere nel vuoto delle non-candidature democratiche. Invece di offendersi, Bersani ha deciso di fare di necessità virtù. E ha colto l`opportunità che il destino gli ha messo davanti. E’ chiaro che il Pd «subisce» il nome dell`esponente radicale, figura di primo piano della scena nazionale. Ma anziché ingabbiare e soffocare quel nome nella solita ragnatela partitica, Bersani tenta un`operazione tutt`altro che banale. Appoggia la Bonino senza retropensieri, persino con un pizzico di entusiasmo («è fantastica») e prova a vincere nel Lazio. Un`ipotesi che pochi giorni fa nessuno avrebbe sottoscritto. In questo scenario le «primarie» non c`entrano, anzi sono dannose. E infatti il segretario del Pd le ha escluse, dicendo un esplicito «no» alle richieste che venivano dall`interno del partito. Due nomi tra gli altri: Rosy Bindi e Goffredo Bettini. Così facendo è ovvio che Bersani si espone a una contraddizione. Le primarie sono previste dallo statuto interno e il gruppo dirigente dovrebbe osservare le regole. Tuttavia nessuno può chiedere al capo del partito di fare un favore agli avversari, cioè al centrodestra, al solo scopo di rispettare la lettera dello statuto. Oggi nel Lazio - discorso a parte meriterebbe la Puglia - le primarie fatte in modo confuso e all`ultimo momento servirebbero solo a frenare la Bonino e a restituirla alla sua condizione di candidata radicale. Difatti lei ha subito precisato che non parteciperebbe, visto che non è iscritta al Pd e non fa parte di una classica coalizione. Il ragionamento non fa una grinza. D`altra parte Emma Bonino è allo stato delle cose l`unica candidata in grado di rivaleggiare con Renata Polverini. L`unica che potrebbe sottrarre voti a una figura che a destra, nell`ambiente dell`ex Forza Italia, suscita simpatia, ma anche qualche disagio: è una sindacalista, non appare troppo berlusconiana e per di più è legata al «traditore» Fini. E non è un caso che nel Pdl qualcuno ormai ammetta, anche sulla scorta dei primi sondaggi, che il duello nel Lazio tra due donne di valore è aperto a ogni risultato. Peraltro è vero, come era prevedibile, che nell`ambiente cattolico si notano perplessità e in qualche caso evidenti riserve sulla Bonino. Ma, anche qui, un esponente che conta di quel mondo, l`ex presidente del Senato Franco Marini, ha detto parole chiare a sostegno di una candidatura che deve rispondere a criteri pratici e non ideologici o religiosi. Ciò non toglie che molti ecclesiastici appoggeranno la Polverini, forse quasi tutti. In ogni caso Marini mostra di credere nel «laboratorio Lazio», cioè nella possibilità che l`avventura della Bonino restituisca un po` di sangue fresco all`esangue e incerto partito Democratico. Il che porta a un altro problema, destinato a essere discusso oggi nell`incontro tra Pannella, la stessa Bonino e Bersani. Non si capisce ancora se il caso di Roma rimarrà un`eccezione, ovvero se il vertice del Pd sta pensando di creare un asse nazionale con i radicali, esteso ad altre regioni e altre città. Sarebbe una realtà nuova, ma è probabile che sia prematura.

© 2010 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK