Se Pannella fosse tedesco...

Due vicende parallele, ma con esiti diversi, passate inosservate. Vale la pena, quindi, renderle note. A Perugia, nella rossa Umbria, l'Università per stranieri ha consegnato, con tanto di cerimonia in pompa magna, la laurea honoris causa in "Relazioni internazionali e cooperazione per lo sviluppo" a monsignor Georg Gänswein.
Detto così il nome potrebbe essere quello di un prelato qualsiasi distintosi nello studio. Ce ne sono diversi ed è giusto che ottengano meritati riconoscimenti. Si dà però il caso che il monsignore in questione altri non sia che quel padre Georg a tutti noto per le sue mansioni di segretario particolare di Papa Joseph Ratzinger.
E, allora, nel pieno rispetto, ci mancherebbe, delle insindacabili decisioni accademiche, può essere anche avanzare qualche perplessità e sospettare, senza malignità, per carità, che le motivazioni che hanno portato all'assegnazione dell'alta onorificenza non siano di carattere meramente scientifico-culturale, considerata l'imminenza della visita del pontefice in terra umbra.
Ossequio confessionale? Diplomazia? Opportunismo? Scelta politica? Probabilmente, anzi sicuramente, un misto di tutto ciò. Non è un caso se, in prima fila, a spellarsi le mani per l'esponente vaticano c'erano, tra gli altri, la presidente della Giunta regionale, Catiuscia Marini (che non ha esitato a farsi fotografare sorridente con la star del momento) e il suo collega di partito (ovviamente Pd), deputato Walter Verini.
Tutti zitti ad ascoltare attenti la prolusione dell'insignito che, senza mezzi termini, ha testualmente affermato che lo stato si regge secondo norme proprie “senza tuttavia escludere quei riferimenti etici che trovano il fondamento ultimo nella religione", "l'autonomia della sfera temporale non esclude un'intima armonia con le esigenze superiori e complesse derivanti da una visione integrale dell'uomo e del suo eterno destino" e li atti concordatari "offrono un quadro giuridico per realizzare quella sana laicità di cui parla il Santo Padre".
Se, dunque, a Perugia all'unanimità, senza magari il parere discorde di qualche docente laico o pseudo tale, è stato plaudito padre Georg, non così, invece, si è verificato nei confronti di Marco Pannella nella natia Teramo, nel cui ateneo si è volatilizzata la pratica per acclamarlo "dottore" honoris causa. E dire che la proposta di attribuirgli il titolo onorifico in Scienze della comunicazione, avanzata per l'innovazione e l'originalità che da sempre hanno contraddistinto l'azione del leader radicale, era stata immediatamente approvata all'unanimità dal Consiglio di facoltà nel giugno del 2009. Tutto sembrava procedere regolarmente e rapidamente, ma a un certo punto l'iter ha subito una battuta d'arresto. Nel frattempo il rettore è cambiato. La pratica "stranamente" risulta scomparsa. Della richiesta, pensate un po', non si riscontra traccia neanche nei verbali. Il preside della Facoltà ha sostenuto di non saperne niente, pur essendosi dichiarato favorevole alla laurea ad honorem. Non sono mancate polemiche e reazioni. L'associazione "Teramo Nostra" ha, tra l'altro, ricordato che Pannella, con orgoglio di teramano, nel 2000 donò a Giovanni Paolo II il manoscritto della storia della città di Teramo dello storico Muzio Muzi. "Pertanto", dice l'associazione, "se la storia civile della nostra città è presente nella Biblioteca Vaticana lo si deve al laico radicale Marco Pannella".
Già. Vuoi scommettere che se Pannella avesse avuto inflessione "tedesca", anzi "tetesca", e non fosse stato quel laico, cioè quell'assertore della libertà religiosa, che è, nessun atto amministrativo si sarebbe dissolto nel nulla? E, poi, qualcuno vorrebbe negare che in Italia non sia sempre in auge il bacio della pantofola?
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