Se il Nuovo Ulivo esclude i Radicali

Il più grande pregio per un politico è saper ascoltare. Avere la forza, la pazienza, l'intelligenza di ascoltare gli altri e anche ciò che accade tutto intorno. Soprattutto nell'apparente caos della politica italiana, oggi, in mezzo a tanto rumore e inutili schiamazzi, chi sa ascoltare è un po' un piccolo principe. Chi più riesce a sentire quel che accade oggi, più riesce a vedere ciò che accadrà domani o sta per succedere tra pochi minuti. Infatti, l'attenzione verso l'individuo e la collettività, verso la persona e il rispetto delle persone, nei confronti degli altri e verso l'insieme, è spesso un modo per partecipare attivamente al dialogo, al contraddittorio, all'azione. Agire senza agire. Mentre tutti si agitano, chi sa ascoltare è poi l'unico a muoversi davvero, a cogliere la memoria che vive nel presente e si muove verso il futuro. Perché ascoltare è un modo per vedere oltre.
Insomma, bisogna saper ascoltare il vento che tira, il suono e la voce della fase politica che stiamo vivendo. Bisogna saper ascoltare, se si vuole cogliere la trasformazione già avvenuta e quella in corso. Mentre sono in molti, ancora, anche nel Pd, a non aver compreso che la Terza Repubblica è già iniziata. Si parla di Nuovo Ulivo e giustamente si dimenticano i Radicali di Emma Bonino che hanno sempre avuto, negli ultimi quindici anni, un progetto politico differente. Anzi, hanno sempre proposto un progetto in dichiarata antitesi con quello dell'Ulivo.
Si sta lavorando, quindi, al Nuovo Ulivo che non prevede l'alleanza con i Radicali e con la lista del più antico partito italiano, quello di Marco Pannella. È questo il grande progetto per il futuro? Un progetto anti-liberale? Se questi sono i presupposti, c'è da essere molto preoccupati. L'Ulivo è un progetto del passato, appartiene alla Seconda Repubblica. Se l'Ulivo fosse un progetto politico "nuovo", che bisogno vi sarebbe di aggettivarlo come "nuovo"? Un'idea è nuova quando non ha bisogno di definirsi come tale.
Bisogna saper ascoltare, se si vuole prevedere il futuro. Bisogna saper ascoltare, se si vuole governare il cambiamento. Bisogna saper ascoltare chi non ha voce, chi non ha parola, chi non ha potere, chi vive costretto nel silenzio, chi ha scelto di stare zitto, chi viene silenziato, chi non ha soldi, chi non ha spazio, chi ha paura, chi è emarginato, chi è rimasto ammutolito, chi trema, chi viene imbavagliato. Bisogna saper ascoltare, se si vogliono promuovere soluzioni, idee, proposte. Bisogna far circolare orecchie capaci di sentire l'oltre e l'alterità che i politici ignorano o disdegnano, invece che continuare a rompere i timpani con grida ormai spente. Forse chiamiamo caos ciò che non sappiamo comprendere del nostro tempo politico e che non riusciamo ad ascoltare, quindi a capire. La Terza Repubblica è già qui, ma i dirigenti del Pd non lo hanno ancora capito. E il Cavaliere nemmeno. Naviga a vista.
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