Se ne va il talentuoso capo dell’Obs, più melodramma che terremoto

Denis Olivennes lascia dopo due anni il Nouvel Observateur per dirigere il polo d’informazione del gruppo Lagardère. Passaggio di qualità e non solo politica. Il nuovo gruppo comprende Europe 1, potente stazione radio, Paris Match, rotocalco vendutissimo tenuto d’occhio dall’establishment, il Journal du Dimanche, quotidiano nazionalpopolare, e Newsweb che ne raggruppa i siti. Sarebbe pronto a cedere all’americano Hearst o al tedesco Bauer i 212 magazine internazionali (con fatturato di 710 milioni). Per giustificare il cambio, Olivennes ha mandato alla redazione un’email melodrammatica e crudele: "Mi mancherete" ha scritto, chiamando per nome ogni redattore e punzecchiandoli tutti con ritrattini all’arsenico: "Vi voglio bene, mi avete insegnato molte cose, innanzitutto ad avere meno certezze", ha confessato il golden boy dei media francesi (ex enarca, un inglorioso inizio di carriera alla Corte dei conti, l’approdo al gabinetto di Fabius primo ministro, e da allora una sfilza di incarichi come A di Air France, di Canal +, della Fnac, del gruppo Printemps). "Mi avete accolto gentilmente, preso in giro più spesso di quanto non abbia fatto io, ma sempre senza cattiveria... - ha scritto - Ho ricevuto un’offerta che non potevo rifiutare, come si dice nel Padrino", ha ammesso Olivennes citando il romanzo di Mario Puzo o il film di Coppola. Perciò arrivederci e grazie, "anche se vi lascio “avec déchirement” ha detto salutando Jean Daniel e Claude Perdriel, i due vegliardi al timone del giornale, di cui non hanno mai lasciato la presa. La cosa non è stata presa benissimo in Place de la Bourse, dove Perdriel e Daniel non sono riusciti ad arginare la perdita di un’altra firma storica, come Jacques Julliard, traghettato al settimanale Marianne. La redazione ha risposto a Olivennes con toni da Edith Piaf: "Non, nous ne regretterons pas". E un suo esponente spiega al Foglio perché: "Olivennes si è fatto assumere da Lagardère per preparare la battaglia mediatica delle presidenziali del 2012, e ci vuoi far credere che la nostra era una redazione impossibile". Liberai-socialista inviso ai radicali e corteggiato dai moderati, Olivennes in realtà è un cinico parigino di lungo corso. Dopo aver rotto con Fabius, sul referendum antieuropeo del 2005, si è avvicinato a Dominique Strauss-Kahn, ma si è fatto apprezzare pure da Sarkozy, che gli ha assegnato il rapporto sull’editoria digitale ed era pronto a offrirgli un sottosegretariato. Intimo della Première dame, Olivennes resta in effetti uno snodo centrale nel paesaggio politico-mediatico francese. Lascia l’Obs con la promessa di pareggio e un attivo di mezzo milione, nonostante la contrazione della pubblicità, nelle salde mani di Daniel e Perdriel. Ma sarà difficile trovargli il successore, ora che anche Laurent Joffrin è riuscito a rimettere in sesto Libération: "II problema è che i nomi sono sempre gli stessi", spiega sempre l’insider, "gli editori non osano puntare sui giovani".
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