Se la legalità diventa solo una bella parola

Dalla Rassegna stampa

Legalità" è la parola magica dei finiani. Pare, infatti, che i sostenitori del Presidente della Camera non siano favorevoli all'avvento della mafia, alla presa dei potere da parte della 'ndrangheta o alla occupazione degli scranni di Montecitorio da parte degli esponenti della camorra ma, udite udite, fautori della legalità. E chi l'avrebbe mai detto. Già, chi l'avrebbe mai detto, visto che non ricordiamo di aver mai sentito un Granata o un Bocchino che fossero a dire mezza parola a proposito, ad esempio, sulla carneficina in atto nelle carceri italiane. Non una parola dal legalitario campano Bocchino a proposito della situazione dei detenuti di quella regione, con il carcere di Benevento che potrebbe accogliere 233 ospiti ma che ne accoglie 381 (+63,51 %); Poggioreale, dove nonostante i posti disponibili siano 1.658, i detenuti sono quasi il doppio: 2679; o Santa Maria Capua Vetere, in cui invece dei 547 detenuti previsti gli ospiti sono 914. Non dimostra maggiore sensibilità legalitaria l'onorevole Fabio Granata, quantomeno a proposito del trend dei suicidi in carcere che nella natia Sicilia che fa registrare un triste primato. Proprio l'altro ieri, infatti, Corrado Liotta, detenuto nel carcere Cavadonna di Siracusa, si è ucciso impiccandosi alle sbarre. Nel 2010, dei 39 suicidi consumati fino ad ora, ben sette sono avvenuti nella regione del legalitario Granata. Il culto della legalità professato dai neo moralizzatori dei Pdl pare dunque arrestarsi dinanzi ai portoni blindati delle carceri italiane. Varcare quella soglia - come i radicali di Marco Pannella fanno da anni in occasione del Ferragosto - oltre a non essere piacevole per nessuno, non dev'essere politicamente redditizio.
 

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