Se il fanatismo contagia una Spinelli

Dalla Rassegna stampa

Barbara Spinelli è una delle intelligenze più vive del giornalismo italiano con un bagaglio culturale invidiabile. Ho letto sempre con interesse i suoi scritti che trovo interessanti, anche quelli il cui contenuto non condivido. La democrazia è il regime migliore proprio perché si può leggere tutto e discutere quel tutto.
Come è noto la Spinelli ogni domenica scrive l’editoriale della Stampa e l’ultimo dedicato ai fatti di Rosarno, era eccellente. Qualche giorno prima (venerdì 8 gennaio) avevo invece letto una sua intervista, rilasciata a Marco Travaglio e pubblicata sul Fatto quotidiano, che mi ha sorpreso non per le opinioni espresse, che non condivido, ma per le argomentazioni usate.
Il titolo che il direttore del giornale ha dato all’intervista è politicamente significativo: “Regime più feroce e il Pd acconsente”, accentuando un giudizio della Spinelli. La quale ritiene che in Italia «il regime c’è da tempo», e ora «si sta cambiando e inasprendo alla maniera classica dei totalitarismi: introducendo la categoria del sentimento (l’amore berlusconiano, ndr) per cancellare qualunque normalità democratica, qualunque ordinaria dialettica fra maggioranza e opposizione». Infatti, dice la Spinelli, «siamo di fronte a una nuova svolta, a un inasprimento del regime senza più critiche né opposizione». Anzi, «bisogna smetterla di chiamarla opposizione» (il riferimento è al Pd). E annuncia: «Gli daremo la patente di oppositori quando ci diranno chiaramente che cosa intendono fare per contrastare il regime». Come il personaggio pirandelliano che distribuisce patenti di jettatore, la Spinelli, distribuirà quelle di oppositore.

In questo regime, alla vigilia di un fascismo peggiore di quello che abbiamo conosciuto, che ruolo sta esercitando il presidente della Repubblica?
Nell’intervista TravaglioSpinelli, che in effetti è un articolo scritto a quattro mani, c’è la domanda giusta per dare una risposta in parte scontata e in parte sconcertante. La domanda: «L’ha soddisfatta il discorso di Napolitano a Capodanno?». La Spinelli dice: «Il presidente s’è dimenticato dei magistrati persino quando ha elencato i poteri dello Stato, come se quello giudiziario non esistesse più». Per la verità Napolitano su questo tema aveva detto e ridetto tutto in più occasioni sino alla vigilia del suo discorso a Capodanno. A questo punto il socio Travaglio chiede: «Perché, secondo lei, tutte queste dimenticanze?» «Tutte», quindi non solo quelle dei magistrati. Ma la risposta della Spinelli è veramente sorprendente, anche perché “l’argomentazione” è identica a quella che usa Berlusconi quando le cose che fanno altri non piacciono a lui: «Sono comunisti». Eccola,: «Chi è stato comunista a quei livelli non ha interiorizzato a sufficienza i valori della legalità, della giustizia, dei diritti umani». Eppure Altero Spinelli che dal vecchio Pci si era separato, nel 1976 e nel 1979, ritenne di ritrovare quei valori candidandosi col Pci al Parlamento nazionale e in quello di Strasburgo. E con lui Antonio Giolitti, Vittorio Foa e Gaetano Arfé. Un Pci guidato da quei comunisti che non avrebbero mai “interiorizzato” i valori di cui parla Barbara Spinelli, che poi sono quelli scritti nella Costituzione. In quale occasione li hanno violati? Incredibile.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, dice l’intervistata, «hanno cambiato nome, sono diventati socialisti all’italiana: cioè per lo più craxiani». Peccato che Craxi diceva proprio il contrario. La verità è che il fanatismo berlusconiano e antiberlusconiano acceca e condiziona la vita politica italiana. Il fatto che con una persona come Barbara Spinelli, in una polemica col Capo dello Stato, del tutto legittima, ricorra ad “argomenti” come quelli usati nell’intervista ci dice come è diventato difficile in questo Paese discutere di politica. È un segnale su cui riflettere.
 

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