Se Emma vince deve dire grazie ai giudici

Dalla Rassegna stampa

L’effetto Marrazzo non c’è stato. Lo scandalo dei trans, gli sviluppi dell’inchiesta di questi ultimi giorni, le accuse dell’ex governatore all’apparato del partito e il suo inevitabile corollario di polemiche non hanno zavorrato Emma Bonino. C’è stato, quello sì, l’effetto PdL. L’assenza del simbolo del primo partito italiano dalle schede elettorali della provincia di Roma, com’era facilmente prevedibile, ha fortemente pesato sul voto. La mancata riammissione della lista, assieme alla crescita esponenziale (l’11% in più rispetto al 2005), del partito degli astenuti, sono stati i veri alleati dell’esponente radicale. Un’amara constatazione che, sia pur a denti stretti e a taccuini chiusi, si registra anche fra gli uomini del comitato elettorale dell’esponente radicale. Difficile negare l’evidenza. Più del Pd, dunque, potrebbe essere l’assenza del PdL a consegnare la regione Lazio alla sinistra.
Vista l’altalena la sinistra gigioneggia per tutta la giornata, consapevole del fatto che soltanto quando l’ultima scheda sarà scrutinata si potrà parlare di risultato acquisito. Però Emma Bonino, nonostante questo quadro surrealista, quasi dadaista, attorno alle 19 inizia a "pregustare" il sapore della vittoria: Bonino 50,9%, Polverini 49,3%.
Un gusto sofferto, a tratti amaro, visto che la candidata del centrosinistra è stata sulle «montagne russe», per dirla con Riccardo Milana, coordinatore del comitato elettorale e primo fra i big a commentare i risultati, sia in campagna elettorale sia nella giornata dello spoglio. "L’aperitivo" della lunga nottata elettorale, ovvero quella prima proiezione, fa iniziare a sorridere anche gli uomini del quartier generale della candidata del centrosinistra, allestito nello storico quartiere di Trastevere, una volta popolare oggi preferito dei radical chic. A far da contrappasso la sede del ministero della Salute, proprio dietro lo stabile che ospita il comitato. Un cuore rosso vicino ad un braccio azzurro del governo Berlusconi. A quel punto Emma, può allentare la tensione. Con calma, senza concedere nulla al circo Barnum dell’informazione, lascia la sede del suo comitato elettorale, invia Ripense a Trastevere, per prendersi
un momento di pausa, «perchè la notte sarà lunga», dice uno dei suoi fedelissimi, «siamo tutti tutti in altalena». La conferma arriva dalle proiezioni (aggiornata alle 22) che danno avanti la Polverini: 50,6% per l’ex sindacalista contro il 48,8% della Radicale. Questione di decimali, ma quanto basta a far ballare la samba ad entrambe i comitati. Già l’altalena. Un punto sotto la Polverini, un punto e mezzo sopra la Bonino, è stato leit motiv di tutta la campagna elettorale, con i sondaggi costantemente in altalena. Un’ altalena che non si è fermata nemmeno ieri, dimostrando come la periferia, ovvero le quattro provincie del Lazio, siano sempre più distanti dal centro, cioè Roma e i comuni della sua provincia. Una distanza che, a tratti, è apparsa siderale, tanta era la differenza fra le due candidate. Certo, sul risultato del voto ha pesato, e questo sarà un motivo di riflessione per entrambi gli schieramenti, il partito degli astenuti, circa 1140% dell’elettorato. Nel Lazio, infatti, è andato alle urne 1164,1% degli aventi diritto, contro il 75,3% del 2005. Un calo dell’11% particolarmente significativo, per una regione solitamente affezionata alle consultazioni elettorali. In quella circostanza il centrosinistra vinse le elezioni con il 50,7% dei voti, portando alla guida della Regione Piero Marrazzo. L’allora governatore uscente, Francesco Storace, ottenne il 47,4% dei suffragi. Fra i due pesi massimi provò a fare la sua corsa anche Alessandra Mussolini, con il suo movimento Alternativa sociale che ottenne l’1,9% dei voti. Per qualcuno, fu lei la causa della sconfitta del centrodestra. Per altri fu solo la vittoria di Walter Veltroni, che scelse e impose alla coalizione di sinistra il giornalista della Rai, uscito di scena dopo lo scandalo dei trans.
Oggi Veltroni non c’è più e il Pd romano è in mano ai feudatari locali. L’eventuale vittoria della Bonino non passa dalle loro mani, ma da quelle del PdL. A loro, invece, potrebbero andare gli interessi, ovvero la spartizione del potere locale. Grazie ad una radicale, che dell’antipartitismo ne ha sempre fatto una bandiera. Anche per questo le re del Lazio faranno storia. Storia triste per il PdL.

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