Se D'Alema si caccia nei guai da solo

Ma chi glielo ha fatto fare? Parlo di D'Alema e del pasticcio in cui è andato a cacciarsi da solo sul tema dei matrimoni gay. Prima, interpellato sul tema, risponde che la Costituzione prevede la famiglia formata da un uomo e una donna e per di più evoca la procreazione come fine. Poi, registrata la inevitabile reazione delle associazioni omosessuali vicine al Pd, accetta un incontro chiarificatore nel quale spiega di aver solo sostenuto che il nostro paese ha le sue tradizioni e bisogna trovare dei compromessi per non urtare la sensibilità dei cattolici.
La toppa è peggio del buco perché sembra inchiodare il costume nel nostro paese ai tempi di Pio XII, cosa che non pretende nemmeno il senatore Quagliariello. Resta la domanda. Perché? Purtroppo la risposta non può che stare nella logica tatticistica dei "segnali ". È verosimile l'ipotesi che tutto ciò abbia come interlocutore il partito di Casini in vista di future maggioranze. Se di questo si tratta l'operazione poteva essere condotta meglio. Avrebbe avuto comunque le critiche di radicali e "azionisti ", che in ogni caso D'Alema apprezza come il fumo negli occhi, ma si sarebbe risparmiato problemi nel suo stesso partito. Sul fronte opposto, sempre sui giornali di ieri, c'è invece da segnalare il titolo "Se quest'uomo è un criminale " che campeggiava nella prima pagina del Giornale sopra un primo piano di papa Ratzinger. Anche in questo caso, sia detto con il massimo rispetto, l'operazione poteva essere condotta meglio.
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