Lo scoop ritardato di Concita: «Il Pd boicottò Emma»

Vuota il sacco. L'ex direttrice dell'Unità Concita De Gregorio racconta - con un anno e mezzo di ritardo e solo dopo essere tornata a scrivere per la Repubblica - alcuni retroscena piccanti della sua direzione del giornale fondato da Gramsci. Succede sabato scorso all'affollatissima assemblea del Tilt Camp di Pisa. Il video del suo intervento viaggia sui social network per due giorni e alla fine viene intercettato da Mario Staderini, segretario radicale. Che lo rilancia: perché una di queste «rivelazioni» riguarda proprio le elezioni regionali del 2010, quando nel Lazio era candidata Emma Bonino. De Gregorio racconta che «un altissimissimissimo dirigente del Pd» all'epoca le spiegò che «a noi nel Lazio stavolta conviene perdere» per rafforzare, attraverso la vittoria di Polverini, la rottura fra Fini e Berlusconi che andava maturando.
In realtà i tempi non tornano perfettamente: in piena campagna elettorale Polverini, che pure era stata imposta da Fini, si schierò definitivamente per Berlusconi, dopo il pasticcio della lista Pdl. Farla vincere poteva essere un regalo - così dicevano i boatos dell'epoca - ull'Udc di Casini e Caltagirone. Ma a Staderini interessa piuttosto il complotto svelato, benché non tempestivamente (De Gregorio era ancora direttrice dell'Unità, perché non l'abbia raccontato sulle pagine del suo giornale non lo dice). Una «rivelazione», per Staderini che «avrebbe del clamoroso se non fosse che come Radicali avevamo denunciato tutto a tempo debito. Bastava guardare il budget della campagna elettorale del centrosinistra, che nel caso della Bonino era un quarto di quanto speso per Marrazzo». A questo punto «Bersani deve dire la verità e chiedere scusa agli elettori».
A parlare invece è Nico Stumpo, responsabile dell'organizzazione Pd: quelle di De Gregorio sono affermazioni che «nemmeno meriterebbero di essere smentite» e che «non hanno alcun fondamento». Quanto invece all'«altissimissimissimo», fioriscono fantasie e supposizioni. L'unico a smentire che l'allusione lo riguardi, «benché lusingato», è Beppe Fioroni. Riccardo Milana, allora coordinatore della comitato promotore di Bonino, giura di non essere a conoscenza di complotti: «Ma è cosa nota che in quella campagna elettorale abbiamo avuto grosse difficoltà economiche e che qualche dirigente si impegnò poco». Ma questo è il segreto di Pulcinella: a candidatura già lanciata, Bindi e Franceschini dissero pubblicamente che Bonino non era il candidato più «opportuno». E in giro per Roma e per le province, bastava un colpo d'occhio per verificare il 'peso' della pubblicità elettorale fra Bonino e Polverini e fra Bonino e i candidati della sua coalizione. Sempre a netto svantaggio di Bonino. La fine della storia è nota: Bonino ha perso, il Pd laziale ha fatto un tonfo ed è tutt'ora un partito commissariato (le primarie si faranno a febbraio).
In un caso solo invece De Gregorio fa un nome. E anche qui riguarda una vicenda vecchia di un anno: quello di Bersani. A proposito del mancato appoggio del Pd ad una manifestazione del Popolo viola, che aveva provocato molte lettere all'Unità, il segretario Pd avrebbe detto: «Tanto quelli che scrivono mail poi non votano».
© 2011 Il Manifesto. Tutti i diritti riservati
SU