Scontro sulle Regionali La palla torna al Viminale

Dalla Rassegna stampa

La governatrice dimissionaria Renata Polverini tace.
È in missione a Lublino, in Polonia, insieme all'assessore Fabiana Santini e a un gruppo di studenti laziali per ricordare la Shoah nel corso del Viaggio della Memoria. Nel frattempo a Roma scoppia l'ennesima polemica sulla data del voto nel Lazio. Con un possibile epilogo a sorpresa. La palla, nell'impasse generale, potrebbe infatti passare ancora al ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri. I cavilli tecnico-giuridici avanzati dalla Polverini verrebbero infatti considerati dal Viminale come tatticismi per rinviare il voto. L'orientamento del governo - in primis del premier Monti e dei ministri Cancellieri e Grilli - sarebbe quello di portare il Lazio al voto al più presto e con 50 consiglieri. Proprio per questo, per togliere d'impaccio la governatrice, la Cancellieri starebbe studiando una soluzione. Secondo la legge, infatti, l'unica che può portare il Lazio al voto è proprio la Polverini. E allora, la titolare del Viminale avrebbe pronta una norma interpretativa del decreto 174 che dovrebbe definitivamente sciogliere gli ultimi dubbi e confermare che si può andare a votare entro 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale (e dunque entro al fine dell'anno) per eleggere 50 consiglieri, venti in meno degli attuali 70. Una norma che la Cancellieri porterà in settimana in Consiglio dei ministri per un parere definitivo. Intanto nel Lazio è bagarre. Rampelli (Pdl) spinge per andare a votare in dicembre, così come il Partito democratico e il resto delle opposizioni. Il resto del Pdl però non la pensa così. Come del resto l'Udc. Per Francesco Storace, leader de La Destra, il Lazio deve votare al più presto e con 70 consiglieri. Una visione condivisa da Donato Robilotta, secondo cui lo Statuto parla chiaro, come del resto il decreto del governo: la diminuzione dei consiglieri si farà nella prossima legislatura. Insomma, regna l'incertezza. Anche perché l'unica data praticabile per votare entro l'anno è il 16 dicembre. Anche dal punto di vista giuridico le visioni sono discordanti. Almeno a sentire l'avvocato Pellegrino (Pd) e l'avvocato Abrignani (deputato Pdl). Una delle ipotesi cui più alacremente si lavora - dal fronte di coloro che vorrebbero elezioni subito - è costituita dalla possibilità che il governo «interpreti» formalmente, in forma stringente, quanto contenuto nel decreto legge 174, il testo in cui si è ritenuto di ravvisare una sorta di obbligo, per la Polverini, di indire le elezioni entro 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio, ossia entro fine anno. Ma la norma licenziata dal governo è abbastanza ambigua. Servirebbe appunto un decreto interpretativo, cui la Cancellieri, come detto, starebbe lavorando. Su tutto, pende anche la minaccia estrema per la Polverini: il ricorso all'articolo 126 della Costituzione, secondo il quale il presidente della Repubblica può rimuovere un governatore su proposta di una commissione parlamentare. La procedura, che dovrebbe prevedere l'insediamento della commisisone con parlamentari di diversi schieramenti, l'espressione di un parere al capo dello Stato e successivamente un'eventuale decisione di scioglimento da parte del Colle. Tempi comunque troppo lunghi per votare a dicembre. D'altro canto, se le convinzioni giuridiche del centrosinistra suggeriscono il forcing, le convinzioni giuridiche del centrodestra vanno verso la certezza di impugnabilità di ogni norma che dovesse cozzare contro l'autonomia regionale prevista dal titolo V della Costituzione. Lo statuto della Regione Lazio non costringe Polverini a votare entro fine anno, dandole una finestra che arriverebbe al 10 febbraio. Inoltre, la diminuzione del numero dei consiglieri da 70 a 50, di cui oggi dovrebbe occuparsi il Consiglio regionale con la riunione dei capigruppo, richiederebbe tempi non brevi. Con un'altra variabile potenzialmente esplosiva: alcuni partiti minori, temendo di perdere rappresentanza, vedono la riduzione del numero dei consiglieri come il fumo negli occhi. E vi si opporranno con ogni mezzo giuridicamente possibile.

 

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