Sconfitta annunciata

Due sconosciuti alla guida dell´Europa. Per trovare un accordo sulle nuove cariche di presidente e di rappresentante della politica estera Ue, i leader europei hanno imboccato la via suicida del minimo comune denominatore.
Un vertice lampo, ieri a Bruxelles, ha consacrato il premier belga Herman van Rompuy a presidente del Consiglio europeo, e la commissaria britannica Catherine Ashton a «ministro degli Esteri».
Adesso l´Europa, per usare l´espressione di Kissinger, ha un numero di telefono. Ma, se questi sono i titolari, è dubbio che qualcuno possa mai provare il bisogno di comporlo.
La candidatura di Massimo D´Alema è stata accantonata ieri pomeriggio in un pre-vertice dei capi di governo socialisti. È bastato che Gordon Brown accettasse di rinunciare a proporre Blair per la presidenza, e pretendesse in cambio il posto di capo della diplomazia europea. È bastato che avanzasse il nome di una donna, anche se priva di qualsiasi esperienza in campo internazionale, perché i suoi colleghi del Pse cedessero alle sue richieste.
È un peccato, perché D´Alema sarebbe stato senza dubbio un ministro degli Esteri più autorevole e soprattutto più europeista della baronessa Ashton. È un peccato, perché la sua candidatura aveva superato le insinuazioni di chi lo voleva sgradito agli ex paesi comunisti, a Israele, agli Stati Uniti.
L´esponente Pd esce con stile e senza demerito da una gara che lo ha escluso per pure alchimie di potere. Del resto, come ha dichiarato il capo degli eurodeputati socialisti, Martin Schulz, egli paga anche «un non fattivo attivismo del governo italiano».
Berlusconi, pur essendo disposto ad appoggiarlo come scelta dei socialisti, non voleva farsi carico in prima persona della sua candidatura. Il risultato è che i capi di governo socialisti hanno preferito scegliere qualcuno dei loro.
La verità è che D´Alema paga la crescente irrilevanza dell´Italia sulla scena europea. I giochi per l´assegnazione delle cariche sono passati molto al di sopra delle Alpi, in una triangolazione tra Berlino, Parigi e Londra che conferma dove stiano i veri poteri in Europa. Angela Merkel aveva in tasca i nomi dell´abbinata vincente già prima di arrivare a Bruxelles ieri pomeriggio.
E li aveva perché è stata lei la regista occulta di questa elezione apparentemente caotica.
Non gradiva Blair alla presidenza, perché non voleva una personalità capace di mettere in ombra i capi di governo.
E ha ottenuto che fossero i partiti politici ad affondare le ambizioni dell´ex premier britannico convincendo i popolari a chiedere il presidente e i socialisti il ministri degli esteri. La cancelliera, in compenso, sponsorizzava fortemente il belga van Rompuy, un uomo grigio ma capace, un intellettuale educato dai gesuiti con grandi capacità di mediazione. Lo ha fatto accettare prima a Sarkozy, che non voleva né l´olandese Balkenende né il lussemburghese Juncker. Poi è riuscita ad imporlo anche a Gordon Brown offrendogli, in cambio della rinuncia a Blair, la lauta compensazione della poltrona di ministro degli esteri.
La signora Ashton avrà ora l´irripetibile opportunità di formare il servizio diplomatico europeo: quattromila funzionari che guideranno la politica estera della Ue per i prossimi decenni. È un´occasione che Londra non poteva lasciarsi sfuggire. E, visto che le competenze della baronessa in politica estera e in diplomazia sono pari a zero, c´è da giurare che si appoggerà al Foreign Office per tutte le scelte che contano. La diplomazia europea per i prossimi lustri parlerà inglese. Ma, soprattutto, penserà in inglese. E questo, per le prospettive di una vera politica estera comune e indipendente, non è un «incipit» incoraggiante.
Con Barroso alla Commissione, la Ashton al ministero degli esteri e van Rompuy alla presidenza del Consiglio, l´Europa è più che mai in mano alle uniche tre capitali che contano: Berlino, Londra e Parigi. La struttura comunitaria, per quanto burocraticamente pesante e operativamente ancora efficiente, perde qualsiasi rilevanza politica. Poiché verosimilmente alle prossime elezioni di primavera il governo britannico passerà ai conservatori anti-europei e isolazionisti, toccherà some al solito alla coppia franco-tedesca sobbarcarsi la responsabilità di riportare l´Europa sulla scena mondiale ai margini della quale sta progressivamente scivolando.
Parigi e Berlino avranno la forza di farlo, remando contro le prevedibili resistenze inglesi rafforzate dalla poltrona cruciale che hanno appena conquistato? La risposta arriverà presto. Una cosa però è certa: se l´Europa ieri si è data un volto e un numero di telefono, è il volto e il numero di Angela Merkel, non quello di van Rompuy, tantomeno quello della baronessa Ashton.
© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments