Scegliete il vostro leader Chi di loro può fermare Berlusconi?

Dalla Rassegna stampa

Non è un mistero: le ultime esternazioni di Gianfranco Fini contro Berlusconi hanno fatto breccia anche in una parte non piccola dell'opinione pubblica di centrosinistra. Dai nostri non abbiamo mai
sentito delle parole così dure, si sente dire nel Pd da coloro che rimproverano a Bersani un'opposizione poco incisiva e troppo altalenante. Una novità che ci ha suggerito di sondare i nostri lettori per capire chi secondo loro, al di là delle logiche di partito e di coalizione, dimostra di avere più frecce al suo arco. A chi, insomma, affidereste la missione di fermare l'uomo che da un quindicennio tiene in ostaggio la politica italiana? Questa è la domanda a cui da oggi si potrà rispondere sul nostro sito, www.ilfattoquotidiano.it. Con Fini da una parte e con Di Pietro dall'altra, il leader Democratico rischia di fare la fine del classico vaso di coccio anche se il Pd resta il partito più forte del fronte anti-Caimano. Anche se per chi ha votato da sempre a sinistra non sarà facile dimenticare il passato "nero" del presidente della Camera e l'acquiescenza con cui ha votato molte delle leggi vergogna. Ma a fermare B. possono provarci anche personaggi stagionati della politica italiana come Marco Pannella, che con rinnovata energia si batte contro il premier e la sua deriva populista. Ci sono anche Vendola e Grillo. Neanche loro nuovissimi ma popolari. Assai diversi entrambi esprimono una vitalità e una voglia di battersi apprezzata anche da chi ne ne condivide
le idee. Questi i nomi che proponiamo pronti però ad allargare il ventaglio.
 
Pierluigi Bersani
Perché sì
La tradizione che resiste
È il segretario del principale partito d'opposizione, con alle spalle una solida tradizione politica rigorosamente di sinistra. Come ministro dello Sviluppo economico nel governo Prodi le sue "lenzuolate" sulle liberalizzazioni sono state uno dei provvedimenti più importanti della legislatura. Avendo dato della "fogna" al berlusconismo fa sperare in una posizione più dura del Pd.
Perché no
Poche idee e confuse
Gli rimproverano di non essere mai sulla palla, assente nei momenti decisivi e piuttosto confuso in tutti gli altri. Costantemente alla ricerca di una mediazione come leader di un partito in crisi di identità. Molto discutibile la gestione della Festa del Pd, con inviti quanto meno inopportuni, come quello a Schifani e l'incapacità di governare le contestazioni, come quella a Bonanni.
 
Antonio Di Pietro
Perché sì
Contro B. senza se e senza ma
Campione dell'antiberlusconismo, è stato il vero oppositore dei premier in questa legislatura, denunciandone con energia ogni abuso. Con un linguaggio semplice e immediato, parla alla pancia della gente. Legalità e sicurezza sono la sua bandiera. Fin dai tempi di Mani Pulite, per molti è un'icona della giustizia. In pochi anni, il suo partito è arrivato quasi al 10%.
Perché no
Troppe "manette"
Tanto è bravo a dire dei no, meno ferrato nel creare alleanze e aggregazioni. Fa paura all'elettorato moderato e non convince l'elettorato tradizionalmente di sinistra, dal quale è percepito solamente come un "manettaro" di destra. Ha fondato la sua carriera e la sua popolarità sulla legalità, ma non ha un vero programma politico a largo raggio.
 
Gianfranco Fini
Perché sì
Ha dichiarato guerra al capo
Ha avuto il coraggio di opporsi a Berlusconi, contraddicendolo su tutto. Lo ha messo in seria difficoltà, minacciando la sua maggioranza parlamentare. Porta avanti temi che parlano alla gente: legalità, sicurezza, meritocrazia. Vuole fondare un partito di destra moderno, ora senza rappresentanza.
Perché no
15 anni di convivenza
Un passato remoto da fascista, un passato più recente da alleato di Berlusconi. Negli ultimi 15 anni, ha governato con il Cavaliere, votandone tutti i provvedimenti, comprese le leggi ad personam. Nei giorni della macelleria del G8 era a Genova. Fino ad ora non è mai riuscito a imporsi davvero come leader.
 
Marco Pannella
Perché sì
Il simbolo della disobbedienza
E un vecchio leone, indomito e cocciuto. Tutte le grandi battaglie civili sono passate da lui, a partire da quelle per il divorzio e per l'aborto. Ha "inventato" in Italia lo sciopero della fame e della sete e la disobbedienza civile. Sul Fatto ha preso duramente posizione contro la visita di Gheddafi e ha scritto che Berlusconi ci porta verso il "baratro".
Perché no
Appartiene a un'altra epoca
Classe di nascita 1930, fa parte ormai di un altro mondo e di un'altra cultura politica. Le sue parole d'ordine sono sempre meno rappresentative e il Partito Radicale non è mai riuscito a contare davvero. Alcuni gli rimproverano di aver allevato dei voltagabbana come Daniele Capezzone. Ma forse questa non è solo colpa sua.
 
Nichi Vendola
Perché sì
L'uomo delle sorprese
Grande affabulatore, arriva fino a suscitare il culto della personalità. Un'oratoria che affascina e una capacità mediatica fuori dal comune. È stato capace da outsider di vincere le Regionali in Puglia nel 2006. Andando allo scontro frontale con le oligarchie politiche è riuscito a imporre le primarie per il candidato governatore nel 2010, vincendole. Riconfermato alla guida della Puglia ha spiazzato di nuovo tutti, candidandosi leader del centrosinistra.
Perché no
Sogni, non solide realtà
Ultimo epigono della sinistra radicale, al di là del carisma personale il Governatore della Puglia non ha un programma politico solido e convincente. Il suo "racconto poetico" della politica difficilmente si traduce in proposte concrete per risolvere i problemi reali.
 
Beppe Grillo
Perché sì
Contro le verità ufficiali
Paladino dell'anti-politica, ha riempito le piazze con iniziative di protesta come il V day. Il suo blog è un punto di riferimento per chi vuole andare dietro le quinte delle "verità ufficiali". Passato da comico a tribuno delle folle, ha portato avanti battaglie popolari, da quella per il Parlamento pulito alla privatizzazione dell'acqua. Il suo MoVimento a 5 stelle ha avuto un risultato inaspettato alle Regionali.
Perché no
Proteste, non proposte
Accusato dai leader tradizionali di demagogia e populismo, è talmente radicale da poter difficilmente essere davvero rappresentativo. Eccessivo, provocatorio, politicamente scorretto, non viene percepito come un politico affidabile, in grado di passare dalla protesta alla proposta. Simbolo dell'antipolitica, non può scendere ai compromessi della politica. Ma forse questa è una qualità.
 

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