Scandalo Gheddafi

l colonnello Muammar Gheddafi ha atteso più di trent'anni di poter venire in Italia. Nonostante i fiorenti rapporti economici bilaterali, per una ragione o per l'altra nessuno si azzardava a invitarlo. Lui era (stato) il «mad dog;» (definizione reaganiana) dei Medio Oriente, da maneggiare con circospezione in occidente e isolare. Gli italiani non si decidevano a chiedere scusa per le nefandezze commesse durante il periodo della colonia, dal 1911 al '43, e a mettere mano alle riparazioni concrete. Una volta firmato il Trattato di amicizia, il 30 agosto 2008 a Bengasi (e se da parte italiana a firmare c'era un Berlusconi anziché un premier più decente, non era colpa di Gheddafi ma dei nostri governi, soprattutto di quelli di centro-sinistra) e rotto il ghiaccio, nel giugno del 2009, il leader libico ci ha preso gusto e nel giro di poco più di un anno è già arrivato quattro volte a Roma.
In luglio, in novembre e adesso. Ogni volta, con i suoi atteggiamenti da finto -naives e con la sua «beduinità» ostentata, divertendosi a creare «scandalo», a stuzzicare le reazioni indignate dell'establishment politico nostrano, a provocare imbarazzo fra i (molti) nemici e i (pochi) amici, a far emergere, i conati razzisti che covano sotto la superficie, anche a sinistra. I lucrosi affari per le imprese italiane e il ruolo sporco che gli abbiamo affidato di cane da guardia dell'emigrazione clandestina in partenza dai porti libici (salvo poi scandalizzarci per le violazioni dei diritti umani dei migranti) gli consentivano - gli consentono tutto. Lui, che ormai non è più cane matto, che ha dimostrato di essere un baluardo (anche se, un'altra volta, con metodi' spicci e molti saluti ai diritti umani) contro la marea montante del fondamentalismo islamico, che bene o male è stato riammesso nel salotto buono, si diverte a provocare.
A provocare in particolare l'Italia con cui ha un rapporto di amore- odio. Domenica, subito dopo il suo arrivo a Ciampino con il solito codazzo di amazzoni che gli fanno da scorta personale e questa volta anche con una trentina di purosangue arabi, e ieri sempre lo stesso cliché. Anzi, come ha detto la radicale Emma Bonino, «sempre peggio». Domenica ha suscitato scandalo per aver convocato (l'aveva già fatto in occasione di una delle sue precedenti visite) 400 hostess presso la nuova Accademia libica in via Cortina d'Ampezzo, per spiegare loro il Corano e azzardarsi a dire che «l'Europa deve diventare islamica».
Idem ieri, altre 400 ragazze e concetto ribadito. Apriti cielo. «L'Islam viene a conquistarci!» (il senatore della Lega Stiffoni); «qualcuno ricordi a Gheddafi che l'Europa è cristiana!» (Storace, della Destra); «una istigazione alla prostituzione!» (il senatore Pedica dell'Italia dei valori); «un'umiliazione per le donne!» (Rosy Bindi); «un'offesa alla nostra cultura e alla dignità dell'Italia» (l'ex segretario della Cisl Pezzotta, oggi deputato Udc); d'Italia diventata una colonia della Libia» (il verde Bonelli); Roma ridotta «a un possedimento extra-territoriale libico!» (il direttore della finiana Generazione Italia); «l'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi!» (il periodico on line di Fare futuro, la fondazione finiana); «queste visite di Gheddafi aumentano le distanze fra il governo italiano e i nostri tradizionali alleati, Stati uniti in testa, e creano problemi e malumori con la Santa sede e le gerarchie cattoliche!» (Briguglio, deputato finiano); «più che un teatrino libico è il teatro della politica estera berlusconiana!» (il segretario del Pd Bersani); «lo sgangherato e sgradevole show del leader libico in Italia, con la benedizione del suo amico e sodale Berlusconi, umilia le istituzioni e tutti gli -italiani di buon senso!» (il coordinatore di Sinistra ecologia e libertà, Fava). Fino ai cavalieri templari del Super Ordo Equestri Templi: «Siano gli islamici a diventare cristiani!». Almeno Amnesty fa il suo mestiere senza coprirsi di ridicolo e ha scritto a Berlusconi perché inserisca «il tema dei diritti umani nell'agenda dei colloqui italo-libici» (ma non è stata l'Italia con la parte del Trattato sul controllo della migrazione...).
In realtà i diritti umani sembrano, come (quasi) sempre un pretesto. Gheddafi si & ritrovato nel mezzo dello squallido teatrino politico italiano, i berluscones lo difendono per via del Trattato e del business; gli altri - a cominciare dai post-fascisti del compagno Fini, molto sensibili alla «grandeur» perduta del paese, ma anche la sinistra - lo attaccano in quanto «amico» di Berlusconi. In questo teatrino lui, Gheddafi, ci sguazza. Domenica sera ha rotto il protocollo e si è concesso una giro fra i caffè e le bancarelle delle piazze romane. Ieri con Berlusconi ha inaugurato la sede dell'Accademia libica, ha partecipato al convegno sui «Rapporti fra Italia e Libia», ha avuto un incontro privato con Berlusconi sotto la famosa tenda, è stato l'ospite d'onore a una cena con 800 invitati, ha presenziato, con i suoi purosangue arabi, ai caroselli dei carabinieri alla caserma D'Acquisto. Alla prossima.
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