Scambiato per un ultrà, è picchiato dalla polizia

Mercoledì sera alla partita non c’era neppure andato. Eppure Stefano Gugliotta, 25 anni, si ritrova in carcere, sotto accusa per i tafferugli scoppiati mercoledì al termine della finale di coppa Italia tra Roma e Inter, choccato e ancora dolorante per il pestaggio subìto da parte di alcuni poliziotti. Le lesioni fisiche sono evidenti: un dente rotto, una ferita alla testa suturata con sei punti, ematomi e contusioni in varie parti del corpo, come hanno documentato la delegazione di radicali e i collaboratori del garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che hanno fatto visita al ragazzo nel carcere di Regina Coeli.
Poi c’è il trauma psicologico di uno che esce di casa per andare a una festa e si ritrova preso a manganellate dalle forze dell’ordine sul piede di guerra per gli scontri del dopo partita. Perché questo, pare, sarebbe successo. Ci sono 14 testimoni pronti a deporre a favore di Gugliotta e un video girato con un telefonino in cui si vede un poliziotto in viale Pinturicchio, al Flaminio, quartiere a ridosso dello stadio, che, dopo aver discusso con il ragazzo, lo colpisce con un pugno, un altro che gli dà un calcio da dietro e un terzo che gli si avvicina con il manganello alzato. L’avvocato della famiglia Gugliotta, Cesare Piraino, ha consegnato ieri un’istanza di scarcerazione. La versione del giovane è in netto contrasto con quella fornita dagli agenti e che è alla base dell’ordinanza di custodia cautelare. Mercoledì sera era rimasto a casa a vedere la finale in tv con i genitori, il fratello e la fidanzata di quest’ultimo fino al 15’ minuto del secondo tempo. Poi dice di essere uscito per raggiungere il cugino che festeggiava il compleanno. Ma il pub dove aveva appuntamento era chiuso e per questo avrebbe ripreso la strada del ritorno con il gruppo di amici alla ricerca di un locale aperto. Lungo il tragitto Gugliotta sarebbe stato intercettato da un poliziotto che lo avrebbe subito colpito dando inizio al pestaggio. Il pm Francesco Polino sta visionando il filmato dell’aggressione per cercare di ricostruire l’accaduto e di identificare gli agenti. «Il gip - spiega l’avvocato Piraino - aveva un quadro indiziario contro l’indagato a seguito dei rapporti della polizia che era estremamente serio. Ma di contro abbiamo un numero consistente di testimoni che si sono offerti».
«Non posso immaginare di dover passare altri giorni in carcere», ha confidato Gugliotta ai collaboratori del Garante dei detenuti. In cella da lui, ieri, anche Stefano Pedica. Al senatore dell’Italia dei valori il ragazzo ha raccontato che quando è stato portato in cella gli è stato chiesto di «firmare un foglio con una X già sbarrata dove si leggeva che avrebbe rifiutato visite mediche supplementari». «Mi sono rifiutato - ha puntualizzato il giovane - e solo dopo ho potuto firmare un foglio con le caselle ancora vuote».
La Questura di Roma minaccia azioni disciplinari nel caso in cui i fatti vengano accertati: «Eccessi e abusi non sono tollerabili». Deciso il ministro dell’Interno Roberto Maroni: «Se ci sono responsabili saranno puniti». Per Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’associazione nazionale dei funzionari di polizia, «da parte degli agenti c’è stata un’azione sproporzionata rispetto all’offesa che stavano
ricevendo». Anche se, osserva, nel video manca la sequenza iniziale e non si vede il perché i giovani
sono stati fermati.
Incredula per l’accaduto la mamma del ragazzo: «Stefano è molto agitato. Gli agenti avevano la possibilità di identificarlo con tutta calma, ma così non è stato. Meno male che ci sono testimoni. A prescindere del fatto che uno possa essere un delinquente o meno, non si tratta così una persona».
Poi c’è il trauma psicologico di uno che esce di casa per andare a una festa e si ritrova preso a manganellate dalle forze dell’ordine sul piede di guerra per gli scontri del dopo partita. Perché questo, pare, sarebbe successo. Ci sono 14 testimoni pronti a deporre a favore di Gugliotta e un video girato con un telefonino in cui si vede un poliziotto in viale Pinturicchio, al Flaminio, quartiere a ridosso dello stadio, che, dopo aver discusso con il ragazzo, lo colpisce con un pugno, un altro che gli dà un calcio da dietro e un terzo che gli si avvicina con il manganello alzato. L’avvocato della famiglia Gugliotta, Cesare Piraino, ha consegnato ieri un’istanza di scarcerazione. La versione del giovane è in netto contrasto con quella fornita dagli agenti e che è alla base dell’ordinanza di custodia cautelare. Mercoledì sera era rimasto a casa a vedere la finale in tv con i genitori, il fratello e la fidanzata di quest’ultimo fino al 15’ minuto del secondo tempo. Poi dice di essere uscito per raggiungere il cugino che festeggiava il compleanno. Ma il pub dove aveva appuntamento era chiuso e per questo avrebbe ripreso la strada del ritorno con il gruppo di amici alla ricerca di un locale aperto. Lungo il tragitto Gugliotta sarebbe stato intercettato da un poliziotto che lo avrebbe subito colpito dando inizio al pestaggio. Il pm Francesco Polino sta visionando il filmato dell’aggressione per cercare di ricostruire l’accaduto e di identificare gli agenti. «Il gip - spiega l’avvocato Piraino - aveva un quadro indiziario contro l’indagato a seguito dei rapporti della polizia che era estremamente serio. Ma di contro abbiamo un numero consistente di testimoni che si sono offerti».
«Non posso immaginare di dover passare altri giorni in carcere», ha confidato Gugliotta ai collaboratori del Garante dei detenuti. In cella da lui, ieri, anche Stefano Pedica. Al senatore dell’Italia dei valori il ragazzo ha raccontato che quando è stato portato in cella gli è stato chiesto di «firmare un foglio con una X già sbarrata dove si leggeva che avrebbe rifiutato visite mediche supplementari». «Mi sono rifiutato - ha puntualizzato il giovane - e solo dopo ho potuto firmare un foglio con le caselle ancora vuote».
La Questura di Roma minaccia azioni disciplinari nel caso in cui i fatti vengano accertati: «Eccessi e abusi non sono tollerabili». Deciso il ministro dell’Interno Roberto Maroni: «Se ci sono responsabili saranno puniti». Per Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’associazione nazionale dei funzionari di polizia, «da parte degli agenti c’è stata un’azione sproporzionata rispetto all’offesa che stavano
ricevendo». Anche se, osserva, nel video manca la sequenza iniziale e non si vede il perché i giovani
sono stati fermati.
Incredula per l’accaduto la mamma del ragazzo: «Stefano è molto agitato. Gli agenti avevano la possibilità di identificarlo con tutta calma, ma così non è stato. Meno male che ci sono testimoni. A prescindere del fatto che uno possa essere un delinquente o meno, non si tratta così una persona».
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