Scade oggi l'ultimatum per Cicala e la mogliedrammatico appello sul web: l'Italia ci aiuti

Scade oggi l'ultimatum per il rilascio dell`ostaggio italiano Sergio Cicala e di sua moglie Philomene Kabore, rapiti due mesi fa in Mauritania mentre in auto viaggiavano verso il Burkina Faso, il paese centrafricano in cui è nata la donna. E con tempestività mediatico-commerciale il
gruppo di «Al Qaeda nel Maghreb islamico» ha diffuso un audio e una foto in cui Cicala si appella a Napolitano e al governo Berlusconi perché facciano di tutto per assecondare le richieste dei rapitori.
La registrazione sonora e la foto sono state «postate» su un sito islamista che viene controllato di continuo dalle organizzazioni anti-terrorismo internazionali: l'italiano appare in ginocchio su un grande telo color beige, alle spalle una decina di milizini armati, vestiti con colori chiari e turbanti simili a quelli che indossano i guerriglieri che incrociano alle frontiere fra Mali e Mauritania, dove i due italiani erano stati rapiti.
«Mi chiamo Cicala Sergio, sono nato a Carinil`8.12.1944», dice il nostro connazionale, «dal 18 dicembre sono prigioniero dei combattenti di AlQaeda ed ho un appello da fare al governo italiano, al Presidente dell aRepubblica, e al governo Berlusconi. La mia libertà e quella di mia moglie dipendono dalle concessioni che il governo è disposto a fare».
Fonti del governo italiano ritengono che «la drammatizzazione di queste ore era prevedibile,
fanno pressioni sul nostro governo perché le loro richieste vengano esaudite». Per un funzionario del Ministero degli Esteri «non è chiaro neppure se il gruppo che ha in mano i due italiani sia davvero collegato direttamente ad Al Qaeda come quello che di recente ha rilasciato il cittadino francese Pierre Carmatte. Siamo entrati in contatto anche con gruppi di semplici criminali, che pur di avere il pagamento di un riscatto minacciano di vendere gli ostaggi ai gruppi militanti
islamisti».
In ogni caso il gruppo che controlla Cicala e la moglie il 6 febbraio aveva lanciato un altro messaggio, minacciando che entro oggi, 1 marzo, avrebbero ucciso i due ostaggi se le loro richieste non fossero state esaudite.
L'audio diCicala è accompagnato da un testo in arabo dei rapitori che sostengono che «nonostante siano passati due mesi dal rapimento dei due italiani e nonostante l'avvicinarsi
dell'ultimatum dato dai mujaheddin al governo Berlusconi, invero quest`ultimo è rimasto in silenzio finora e non si è sforzato per salvare la vita dei suoi cittadini mentre ha mentito all'opinione pubblica parlando del suo impegno». I rapitori insistono, «noi ripetiamo il messaggio già lanciato all'opinione pubblica italiana e alla famiglia dei sequestrati: se volete la loro salvezza fate pressioni sul vostro governo ostile e chiedergli di esaudire le legittime richieste dei mujaheddin».
Ma quali sono le richieste del gruppo che dice di rifarsi alla galassia di Al Qaeda? Di recente il francese Cannatte era stato rilasciato dopo che le autorità del Mali avevano rimesso in libertà 4 terroristi. Per questo la liberazione di Carmatte ha scatenato polemiche in Nord Africa, soprattutto in Algeria e Mauritania. La Mauritania ha richiamato il suo ambasciatore in Mali, e gli algerini (che ancora combattono il terrorismo islamico presente in tutta la regione) hanno protestato anche, con il governo francese.
Alexia, la figlia di Sergio Cicala nata dalla sua prima moglie, ieri sera ha ripetuto il suo appello
al governo Berlusconi perché non lasci nulla di intentato. Rispettando le richieste della Famesina, che anche ai familiari degli ostaggi chiede la massima discrezione durante ogni trattativa, Alexia ha affidato il suo messaggio al fidanzato, che ha parlato con l'Ansa. La speranza è che questa data del 1° marzo passi senza che dal Mali arrivino cattive notizie.
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