Sbarchi e approdi. Se il ministro preferisce guardare altrove

Dalla Rassegna stampa

E’ di qualche giorno fa la notizia di un nuovo naufragio di un barcone vicino alle coste di Lampedusa. Verso le tre di notte l’imbarcazione si è rovesciata e una motovedetta della Guardia Costiera è riuscita a mettere in salvo 23 migranti. Altri due membri dell’equipaggio, invece, risultano dispersi. I dati del Viminale sembrano parlar chiaro: rispetto al 2008 gli sbarchi sono diminuiti significativamente, passando da 36.951 a 9.537, segnalando un decremento del 90% dall’entrata in vigore dell’accordo Italia Libia, firmato lo scorso maggio. Ma c’è un altro dato, fornito dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che vale la pena considerare. Nel rapporto annuale che misura i livelli e le tendenze dell’asilo nei paesi industrializzati l’Unhcr rileva che, contrariamente a quanto viene percepito, le richieste d’asilo nel 2009 sono risultate stabili rispetto al 2008. Ma, ecco il dato interessante, si registra per l’Italia una diminuzione delle richieste del 42%. L’associazione, a questo punto, risulta immediata: tra tutti i migranti così fermamente respinti l’anno scorso, a quanti si sarebbe dovuto riconoscere l’asilo, trovandosi in situazioni che avrebbero dato diritto alla protezione umanitaria?
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni rilasciava dieci giorni fa questa dichiarazione: «Nel 2010 apriremo
altri dieci centri di identificazione e gli sbarchi si ridurranno del 100%». Il ministro, evidentemente, si preoccupa solo di eliminare l’aspetto più visibile - quello che finisce in televisione - del fenomeno: ovvero gli arrivi sulle nostre coste, che costituiscono appena il 10% degli ingressi irregolari. Non solo: dei 419 morti accertati nel 2009 nei nostri mari chi se ne cura? ?

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