Saviano: «Le critiche di Marina sono dettate solo dalla paura»

Marina Berlusconi, quando ha reagito alle parole dello scrittore Roberto Saviano, lo ha fatto «forse per una paura politica, forse non ha avuto il coraggio di dire chiaramente che non sopportava più le mie parole». Lo dice lo stesso Saviano, ospite del programma Che tempo che fa di Fabio Fazio, nel corso del quale ha presentato il suo nuovo libro pubblicato con un editore diverso dal passato. Commentando il cambio di casacca (da Mondadori a Feltrinelli) lo scrittore conferma la propria stima nei confronti della casa editrice di Segrate i cui editor «sono persone di grande qualità e libere, e sento la loro difficoltà». Osservazioni alle quali sia Marina Berlusconi sia l'azienda editoriale non replicano.
Saviano, in ogni caso, ricorda di essere stato attaccato da Marina Berlusconi in due occasioni. La prima quando la figlia maggiore del premier difese il padre che aveva definito «Gomorra» e «La piovra» libri e film che fanno male al Paese. La seconda, più recente, è avvenuta come conseguenza della decisione dello scrittore di dedicare la laurea honoris causa ricevuta a Genova ai pubblici ministeri che conducono l'inchiesta sul caso Ruby: Marina Berlusconi aveva giudicato quel gesto «un orrore». Ieri Saviano è tornato sull'argomento. «Avverto una contraddizione che vivo in modo pesante - sono state le sue parole -. Non ci si può professare editore libero e poi, quando qualcosa non va, darmi addosso. Una cosa che non è stata fatta con altri autori che pure hanno espresso posizioni critiche nei confronti del governo».
Durante la trasmissione Saviano si sofferma anche sulle intercettazioni divulgate e parla delle impressioni che suscita quella vicenda. Leggendo quelle carte, osserva, «mi è venuto un senso di nausea ma, se tutto fosse confermato, un sentimento di tristezza, di solitudine per un nonno che si trova in una situazione del genere. Dov'è il puritanesimo, il moralismo in tutto questo? C'è voglia di dire che il Paese è altro, il Paese sorride, vuole vivere. È tutt'altro che una sessualità che arriva allo scambio, all'estorsione, al racket».
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