Sarkozy punta alla riforma fiscale

Fuori il "french doctor" Bernard Kouchner, la fondatrice del movimento femminista "Né puttane né sottomesse" Fadela Amara, la giovane, carina e spesso dissenziente Rama Yade. Cioè i simboli dell’apertura del 2007 alla sinistra e alla società civile.
Via i pesi massimi della famiglia centrista che nel 2002 era confluita nell’Ump a fianco del neogollista Rpr: Jean-Louis Borloo, il ricco avvocato d’affari che difese Tapie ora alla guida del partito radicale, e Hervé Morin, presidente del Nuovo centro. Fine corsa anche per Erick Woerth, che avrà pure condotto brillantemente in porto la riforma delle pensioni, ma che proprio per questo può rappresentare un ostacolo nelle relazioni con i sindacati. E poi è coinvolto nello scandalo Bettencourt ed è meglio non correre rischi.
Dentro l’ex segretario dell’Ump Xavier Bertrand, al quale viene affidato un superministero con lavoro e sanità, e Alain Juppé, ex premier e attuale sindaco di Bordeaux (incarico che peraltro non lascerà), vero cavallo di razza della scena politica francese.
Restano al loro posto il mastino Brice Hortefeux, agli Interni, e soprattutto Francois Fillon alla guida del governo. Il premier che ancora poche settimane fa il presidente aveva bollato come semplice «collaboratore», è diventato un elemento insostituibile del puzzle. In qualche modo imposto all’Eliseo dai parlamentari e dai sondaggi. I francesi amano la sua pacata sicurezza.
Questa sera in diretta televisiva Nicolas Sarkozy si sforzerà di spiegare che il rimpasto annunciato otto mesi fa e realizzato dopo un lungo e insopportabile periodo di voci, polemiche, candidature e autocandidature, indicazioni programmatiche rivelate e smentite, rappresenta l’inizio di una nuova fase per il paese. Un vero cambio di passo che risponde ai bisogni e agli umori di quell’opinione pubblica di cui l’Eliseo afferma di essere sempre all’ascolto.
Ma il nuovo governo risponde a una sola priorità: la rielezione di Sarkozy nel maggio del 2012. Per cercare di conquistare quell’obiettivo il presidente ha bisogno di una squadra in assetto di guerra, compatta e politicamente omogenea, fatta di fedelissimi allineati dietro il capo, tutti almeno quelli collocati nei posti chiave - provenienti dalle file della destra neogollista. Non è più tempo di aperture e parole in libertà. È tempo di campagna elettorale. E quando il gioco si fa duro...
Solo a Bercy, la sede dei dicasteri economici che riunisce un quinto del governo, tutto è rimasto apparentemente immutato. Restano al loro posto Christine Lagarde, che si avvia a diventare il più longevo ministro dell’Economia della storia recente, e il giovane e rampante Francois Baroin al Bilancio. Gli equilibri però cambiano, perché Baroin si rafforza acquisendo la delega sulla Funzione pubblica e a maggior ragione diventando portavoce del governo.
La coabitazione nel palazzone sulla Senna si preannuncia quindi non facilissima, Tanto più che non sono chiare le competenze sul principale dossier da affrontare prima delle presidenziali: la riforma fiscale. L’obiettivo generale è quello di rimodellare il sistema rendendolo più simile a quello tedesco. Entro marzo 2011 un apposito gruppo di lavoro della Corte dei conti presenterà un rapporto articolato con una serie di proposte.
Ma Sarkozy, anche in questo caso pressato dalla piazza e dai parlamentari, ha già accettato di rivedere due pilastri della fiscalità francese, lo scudo e la patrimoniale. Lo scudo, che fissa un tetto massimo del 50% al prelievo sul totale del reddito, è un’invenzione proprio dell’attuale presidente. Finita nel mirino con la vicenda Bettencourt (la proprietaria dell’Oréal ha ottenuto un rimborso di 40 milioni, salvo poi scoprire conti esteri e proprietà non denunciate) verrà cancellata.
Più complicato è il capitolo patrimoniale (Isf), che garantisce all’erario circa 4 miliardi. L’ipotesi più gettonata è l’innalzamento della soglia (da 790mila a 1,2 milioni di euro), che ridurrebbe della metà il numero di contribuenti assoggettati all’imposta.
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