Sanremo sotto elezioni La Rai valuta il rinvio

Dalla Rassegna stampa

Ora rimane da stabilire se il rinvio del sacro Festival di Sanremo - non ancora deciso ma seriamente ipotizzato - sarà catalogato alla voce bizzarria o ridicolaggine (come dice il deputato del Pd Beppe Giulietti) oppure testimonierà un paese così severo da non bloccarsi, a una settimana dalle epiche elezioni, appeso agli estri anche sbrigativi, diciamo così, di un’umorista. Tutta colpa di Luciana Littizzetto (ieri indisposta al minimo commento), la quale domenica a Che Tempo che fa ha fornito l’analisi politica al ritorno in campo di Silvio Berlusconi: «Hai rotto il c...».

 

Il centrodestra, per tramite del suo consigliere d’amministrazione in Rai, Antonio Verro, ha colto lo scandalo ma soprattutto la coincidenza per cui la Littizzetto medesima, insieme con Fabio Fazio, sarà sul palco del Festival proprio i giorni precedenti al voto, e chissà quante ne potrà dire contro il candidato premier del Pdl (o come si chiamerà): «Se il Festival, oggi calendarizzato dal 12 al 16 febbraio, dovesse trovarsi a cadere nella settimana delle elezioni o in quella subito precedente, io francamente sarei per un suo rinvio». Verro non è preoccupato soltanto dal regolare svolgimento delle consultazioni ma laicamente, si direbbe, dal rischio di «condizionare troppo il più importante spettacolo della tv italiana». Un’inquietudine, quest’ultima, che era sin qui rimasta fuori da ogni prospettiva.

 

La Rai, nel primo pomeriggio di ieri, ha fatto sapere che si stava valutando la questione. E in serata il direttore generale, Luigi Gubitosi, ha preso altro tempo: «Cerchiamo prima di capire quando saranno fissate le elezioni. Chiaramente diventa difficile competere con noi stessi». Cioè, se abbiamo capito: Sanremo slitta soltanto se le elezioni saranno il 24. Sarebbe davvero la sublimazione di Berlusconi e del berlusconismo: la divina liturgia dello spettacolo italiano ingoiata dal suo sacerdote. Anche perché, per tutta la giornata di ieri, nessun berlusconiano ha accettato di prendere in considerazione l’ipotesi che la corale apostrofe al Cavaliere sia una delle poche sue chance di raccattare qualcuno dei molti stomacati dal centrodestra. Non per niente fra tanti è svettata Daniela Santanché con la seguente delizia: «Io la Littizzetto me la mangio a colazione e me la digerisco pure senza Buscopan».

 

Più analitico, se vogliamo, Fabrizio Cicchitto: «L’ipocrisia regna sovrana nel sistema delle comunicazioni. Fra poco tempo scatta la par condicio. Epperò il Festival di Sanremo sarà guidato da due personalità come Fazio e la Littizzetto che non sanno dove stia di casa l’imparzialità». Le responsabilità di Gubitosi e di Anna Maria Tarantola, diceva grave il capogruppo pidiellino alla Camera, «sono enormi». Sarebbe però sbagliato archiviare la questione come la millesima crociata bulgara dell’esercito di Arcore. Tanto è vero che Emma Bonino (non proprio un’Olgettina, insomma) ha manifestato il suo non esclusivo disagio: «Io non amo il dileggio nazionale e internazionale che ho visto in questi giorni sulla stampa rispetto alla persona Berlusconi. Non mi piace e non mi aggiungo al coro. Ho trovato anche sguaiate, per non dire di peggio, alcune apparizioni televisive: sguaiate e superficiali». Più o meno le stesse parole usate da Melania Rizzoli, deputato pidiellina sempre misurata, che ha parlato di «insulti gratuiti» e «linguaggio becero». Magari non quello della canzone, ma il festival è già cominciato.

 

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