Sanità, via libera a Obama

Dalla Rassegna stampa

Al termine di 48 ore di serrate trattative Bart Stupak, deputato del Michigan e portavoce di un gruppo di 12 democratici antiabortisti ha annunciato il voto a favore della riforma in cambio dell'impegno del presidente Barack Obama a emanare un ordine esecutivo con il quale proibisce l'elargizione di fondi pubblici alle pratiche mediche per l'interruzione della gravidanza. Grazie
alla pattuglia di Stupak i democratici hanno raggiunto il quorum di 216 deputati a favore della riforma, affrontando con sicurezza le tre votazioni successive in aula che si sono protratte alla Camera fino a quanto in Italia era notte inoltrata.
Il compromesso fra Stupak e la Casa Bianca è arrivato al termine di una giornata di fibrillazioni politiche che era iniziata con l'annuncio del deputato John Larson dell'imminente varo della «più grande riforma sociale negli Stati Uniti dopo la previdenza fatta da Franklin Delano Roosevelt negli anni Trenta e il Medicare firmato da Lyndon B. Johnson negli anni Sessanta» al quale i repubblicani avevano risposto mobilitando migliaia di sostenitori in una manifestazione che ha assediato il Campidoglio per tutta la giornata innalzando cartelli sui quali si denunciava «il socialismo non-americano» intrinseco al testo di legge. «Questo voto sarà l'inizio diArmageddon» ha preannunciato John Boehner, capo della minoranza repubblicana alla Camera, dicendosi sicuro che «nelle urne in novembre i democratici pagheranno caro il varo di un programma statale che assegna al governo federale il diritto intromettersi nella salute degli individui, limitandone le libertà».
La riforma della sanità prevede l'estensione della copertura a 32 milioni di americani che ne sono privi, l'impossibilità da parte delle compagnie private di rifiutare le polizze per motivi pregressi, l'obbligo di assicurarsi per ogni cittadino e la creazione di 50 «mercati nazionali» in ogni singolo Stato dove i residenti potranno scegliere la polizza migliore, e la copertura per costi pari a 940 miliardi nei prossimi 10 anni che comporteranno una riduzione del deficit di 100 miliardi. Una volta terminato l'iter legislativo alla Camera, è prevista la firma del presidente sulla nuova legge - forse già nella giornata di oggi - seguita dall'emanazione dell'ordine esecutivo antiabortista e quindi l'invio al Senato del secondo testo approvato dalla Camera, con aggiunte e correzioni.
I democratici puntano ad una veloce approvazione del Senato a maggioranza semplice mentre i repubblicani hanno già fatto sapere di voler tentare di bloccare il testo ricorrendo all'ostruzionismo.
In attesa della conclusione dell'ultimo capitolo a Capitol Hill, l'accordo sulla riforma è entrato nelle case di milioni di americani in diretta tv con le parole della pattuglia di democratici ostili all'aborto. «Quanto avvenuto oggi dimostra che per il popolo americano ciò che più conta è limitare il numero degli aborti» ha detto Marcy Kaptur, deputato dell'Ohio, mentre Stupak recitava l'annuncio concordato con la Casa Bianca e Nancy Pelosi: «Abbiamo il quorum, siamo oltre quota 216 deputati, la riforma della Sanità sarà approvata senza per questo aiutare la pratica dell'aborto».
L'enfasi sulle parole di Stupak è già un anticipio dello scontro per il rinnovo del Congresso: se i repubblicani punteranno a mobilitare gli americani contro gli «sperperi di un governo intrusivo», i democratici di Obama si propongono di rubare voti ai conservatori nel loro più tradizionale zoccolo duro, l'elettorato dei credenti. Una campagna elettorale molto rovente è già iniziata. 

© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK