Sanità, famiglia e nucleare nel duello tra le due ex amiche

Dalla Rassegna stampa

A tarda sera la luce è ancora accesa. Nella sua casa di Trastevere, che lei chiama «tana», Emma Bonino passa quel che resta del giorno a studiare. Sono gli ultimi momenti di una campagna elettorale tesa, frontale, con il premier che si è avocato la regia della battaglia: «O noi o loro». Il caos colpevole delle liste Pdl, le sentenze del Tar, l`ipotesi di rinvio infilata da Sgarbi, la piazza berlusconiana con il giuramento feudale dei candidati regionali sul palco e, in ultimo, l`appello-monito del cardinale Bagnasco ai cattolici perché «votino contro l`aborto». Un percorso a prova di nervi.In mezzo, anche quelle 111 ore di sciopero della fame e della se- te che Emma ha fatto a fine febbraio per protestare contro «la strage di legalità ai danni della lista Bonino-Pannella». «Mi sento spremuta come un limone», ammette la candidata, in realtà più tonica che mai. Esaurita l’agenda quotidiana, già consumati i poco esaltanti confronti televisivi con la sua avversaria Renata Polverini, Emma «la secchiona» studia fino all`ultimo «perché la partita non è vinta, perché, non so se avete capito, io voglio essere eletta e governare il Lazio».
Si è messa in pista da sola, sotto l`insegnara dicale, il Pd l’ha sposata a competizione iniziata, con un certo travaglio. Così le altre liste di sinistra. Ma il bilancio di fine corsa è di unità, di sintesi. «Emma, ti amo», le ha sussurrato ridendo il cattolico Franco Marini che non ha paura del diavolo. Mentre con Pierluigi Bersani il feeling di vecchia data si è rinforzato: «Abbiamo lavorato per due anni insieme al governo. Lo stimo, non è mai altezzoso, sa ascoltare».
A proposito di feeling questa corsa nel Lazio ha interrotto una simpatia, vicina all`amicizia, tra le due sfidanti. Due anni fa, Emma sedeva nel salotto di Renata Polverini, ospite di una cena prenatalizia per sole donne. Cena trasversale, bipartisan, nell`allora stile della Polverini che è scesa in campo,
appoggiata da Fini, con un profilo autonomo.
Non iscritta ad un partito, self-made woman, infanzia povera, come poco elegantemente ha ricordato Berlusconi a piazza San Giovanni, brillante carriera sindacale, visibilità televisiva. Alla fine di questa lunga maratona, c`è però una Polverini diversa, suggestionata, quasi eterodiretta, dal protagonismo del premier, che oggi concluderà con uno show la sua campagna elettorale, condizionata anche dalle ambizioni del sindaco Alemanno e dall`entourage che lo circonda, lambita dalla destra dei camerati e delle curve sportive. Lei smentisce infastidita: «Non mi sento espropriata» ma ha perso il sorriso (certo anche per l`esclusione della lista Pdl in Provincia di Roma), i toni sono aggressivi. Con la rivale, che adesso chiama «la signora», è gelida: «Il nuovo, il futuro, sono io. Ho in mente 60 azioni concrete per governare. Tu, Emma, rappresenti la «continuità» con la giunta Marrazzo». Bonino la liquida così: «II tuo programma è solo un libro dei sogni, superi la decenza». Visioni diverse su tutto: sanità, nucleare
(perlomeno fino a ieri quando Polverini ha corretto la sua linea), privatizzazione dell`acqua, quoziente familiare. (Per completezza d`informazione, c`è anche un`altra candidata, Marzia Marzoli, Rete dei Cittadini, bionda signora di Tarquinia, taglio alla Annie Lennox, programma trinariciuto).
La sanità regionale è la madre delle grane. Attualmente commissariata, rappresenta il 60 per cento del deficit sanitario nazionale. Il rosso di dieci miliardi di euro, lasciato per la più parte da Storace, è stato ripianato dalla giunta Marrazzo accendendo un mutuo trentennale che costa alla comunità una ratadi 310 milioni di euro all`anno.
Oltre il buco, c`è un disavanzo che sfiora il miliardo e mezzo. Roba da far tremare i polsi. Bonino è drastica: «Occorre razionalizzare i costi, usare i posti letto degli ospedali solo per i malati. Occorre soprattutto trasparenza perché la legalità cura la sanità». Trasparenza: ecco la vera ossessione, la premessa politica di Emma, che vuole tutto online: gli stipendi dei consiglieri regionali (che ha intenzione di «rivedere») gli appalti, i beneficiari dei contratti pubblici. «Trasparenza? Evidentemente si rivolge alla sua coalizione», sibila Polverini che promette: «Di sanità mi occuperò io personalmente, ci metto la faccia». Ed è già qualcosa visto che il senatore Claudio Fazzone, membro del suo comitato elettorale e ras di Fondi, comune ad alto tasso di mafiosità, aveva fatto intendere che la materia lo interessava molto.
Niente tagli di posti letto, niente chiusure di ospedali. Polverini ritiene di poter dribblare le linee guida già fissate da Palazzo Chigi e descrive un futuro radioso: «In 5 anni il Lazio diventerà la regione più accogliente e vivibile d`Italia». Sul nucleare, Renata la sindacalista ha fiutato l`impopolarità, virato all`ultimo: «Mi pare che non lo voglia nessuno: né io, né Formigoni, né Gota. «. Va da sé: Emma, il nucleare, l`ha bocciato subito, «non per posizioni ideologiche, ma perché il futuro è la green economy». Sullo sfondo, il tema della famiglia, il tentativo della destra di proporre il bianco e il nero: Emma laica, addirittura radicale, contro Renata, scuola dalle suore, unica vestale autorizzata, anche dall`Udc, della «famiglia, nucleo fondante della società».
Zia amatissima dai suoi nipoti, la Bonino trova stucchevole lo schemino: «Non sta alle istituzioni dare dei valori di merito a seconda dì come la gente organizza i propri affetti». Ha incontrato preti, suore, spesso fuori dai riflettori.
Si sottrae al clima da crociata dei suoi avversari: «Non sono cattolica nel senso delle credenze. Il mio amico iraniano Ramin Jahanbegloo dice che il problema non sono le credenze ma l`utilizzo che uno fa delle proprie credenze».
Oggi Berlusconi tira la volata alla Polverini. Emma non sottovaluta: «So che la partita si giocherà al fotofinish».
E studia ancora, la luce accesa.

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