Salvaliste, governo battuto. Sgarbi e i radicali: rivotare

Governo battuto e decreto salva-liste sparito nel nulla. A sorpresa la Camera ha bocciato il provvedimento che tra polemiche e scontri istituzionali il premier Berlusconi aveva imposto per salvare la corsa di Formigoni in Lombardia e del Pdl nel Lazio. E se il decreto in entrambi i casi si era rivelato inutile, ora la sua bocciatura rischia di creare nuovi guai alla maggioranza. Il voto che non ti aspetti è arrivato nel tardo pomeriggio di ieri alla Camera, quando per accelerare i tempi Pdl e Lega hanno fatto passare la richiesta di chiudere il dibattuto con una maggioranza di 30 voti. A quel punto è partita la votazione degli emendamenti e quando è toccato a quello sulla soppressione del decreto presentato da Gianclaudio Bressa (Pd) è successo il clamoroso: approvato con 262 voti contro 254 contrari. Norma scomparsa, decaduta tra boati e applausi dell’opposizione e la vicepresidente di Montecitorio, Rosy Bindi, che ha sospeso la seduta.
Per il leader del Pd Pierluigi Bersani è andata in onda «una sconfitta politica per maggioranza e governo», mentre secondo Franceschini «senza voti di fiducia» il centrodestra si blocca. «Non hanno la dignità di governare», ha detto l’Idv. Quindi sono arrivati i conteggi sugli assenti in aula: mancavano 7 deputati della Lega e 69 del Pdl (31 in missione), tra cui molti big come Verdini, Ghedini, Barbareschi, Mussolini, Granata e le ministre Carfagna e Gelmini. Assenze che hanno fatto infuriare il premier Berlusconi, impegnato al vertice sul nucleare di Washington. Chi gli ha parlato spiega che l’ira del Cavaliere non è dovuta solo alla figuraccia, ma anche alla preoccupazione di vedere la sua trasferta negli Usa oscurata dal salva-liste.
E poi ci sono i rischi concreti, che in Lombardia e Lazio - dove il centrodestra ha vinto con Formigoni e Polverini- portano il nome di Marco Cappato e Vittorio Sgarbi. Per il radicale quando il tribunale tornerà a verificare l’insufficienza delle liste a sostegno di Formigoni in assenza del salva-liste annullerà il voto. Sul versante Lazio, invece, Sgarbi ha detto che senza «risarcimenti» da parte della Polverini otterrà l’annullamento delle elezioni: dopo la riammissione della sua Rete liberal-Sgarbi, il critico d’arte aveva chiesto il rinvio delle Regionali per avere i 15 giorni di campagna elettorale garantiti dalla legge. Richiesta respinta perché il salva-liste accorciava il termine a sei giorni. E poi ci sono una ventina di formazioni sparse in tutta Italia rientrate in extremis proprio grazie alla norma. Per evitare inconvenienti il vicecapogruppo del Pdl Italo Bocchino - che ieri ha sostituito Cicchitto a casa con la polmonite - ha assicurato che «si troverà una soluzione normativa». Il relatore Peppino Calderisi ha parlato di «una nuova norma bipartisan» con gli stessi effetti del salva-liste. «Siamo disponibili a votare subito un disegno di legge» che salvi il voto dei cittadini, ha fatto sapere il Pd con Bressa.
Intanto nel Pdl è scoppiato il caso politico per quella che il Pd ha chiamato «la fine farsesca della norma del pasticcio». In Transatlantico sono partite le accuse reciproche di imboscata: i berluscones avrebbero boicottato il finiano Bocchino, il finiano Bocchino avrebbe esposto il Pdl al ridicolo non richiamando in aula gli assenti. Ma c’è chi giura che non è andata così: «Erano assenti ex An ed ex Forza Italia. E poi Bocchino ha richiamato i deputati con 7 sms». È stata solo «sciatteria», ha commentato Cicchitto. E i presenti spiegano: vedendo 30 voti di scarto ad ogni votazione, in molti si sono allontanati certi della vittoria.
Per il leader del Pd Pierluigi Bersani è andata in onda «una sconfitta politica per maggioranza e governo», mentre secondo Franceschini «senza voti di fiducia» il centrodestra si blocca. «Non hanno la dignità di governare», ha detto l’Idv. Quindi sono arrivati i conteggi sugli assenti in aula: mancavano 7 deputati della Lega e 69 del Pdl (31 in missione), tra cui molti big come Verdini, Ghedini, Barbareschi, Mussolini, Granata e le ministre Carfagna e Gelmini. Assenze che hanno fatto infuriare il premier Berlusconi, impegnato al vertice sul nucleare di Washington. Chi gli ha parlato spiega che l’ira del Cavaliere non è dovuta solo alla figuraccia, ma anche alla preoccupazione di vedere la sua trasferta negli Usa oscurata dal salva-liste.
E poi ci sono i rischi concreti, che in Lombardia e Lazio - dove il centrodestra ha vinto con Formigoni e Polverini- portano il nome di Marco Cappato e Vittorio Sgarbi. Per il radicale quando il tribunale tornerà a verificare l’insufficienza delle liste a sostegno di Formigoni in assenza del salva-liste annullerà il voto. Sul versante Lazio, invece, Sgarbi ha detto che senza «risarcimenti» da parte della Polverini otterrà l’annullamento delle elezioni: dopo la riammissione della sua Rete liberal-Sgarbi, il critico d’arte aveva chiesto il rinvio delle Regionali per avere i 15 giorni di campagna elettorale garantiti dalla legge. Richiesta respinta perché il salva-liste accorciava il termine a sei giorni. E poi ci sono una ventina di formazioni sparse in tutta Italia rientrate in extremis proprio grazie alla norma. Per evitare inconvenienti il vicecapogruppo del Pdl Italo Bocchino - che ieri ha sostituito Cicchitto a casa con la polmonite - ha assicurato che «si troverà una soluzione normativa». Il relatore Peppino Calderisi ha parlato di «una nuova norma bipartisan» con gli stessi effetti del salva-liste. «Siamo disponibili a votare subito un disegno di legge» che salvi il voto dei cittadini, ha fatto sapere il Pd con Bressa.
Intanto nel Pdl è scoppiato il caso politico per quella che il Pd ha chiamato «la fine farsesca della norma del pasticcio». In Transatlantico sono partite le accuse reciproche di imboscata: i berluscones avrebbero boicottato il finiano Bocchino, il finiano Bocchino avrebbe esposto il Pdl al ridicolo non richiamando in aula gli assenti. Ma c’è chi giura che non è andata così: «Erano assenti ex An ed ex Forza Italia. E poi Bocchino ha richiamato i deputati con 7 sms». È stata solo «sciatteria», ha commentato Cicchitto. E i presenti spiegano: vedendo 30 voti di scarto ad ogni votazione, in molti si sono allontanati certi della vittoria.
© 2010 La Repubblica. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU
- Login to post comments