Il Salone del Libro dice “no” all’Arabia Saudita, ma ospiterà gli scrittori

Dalla Rassegna stampa

La decisione del Cda trapela a riunione ancora in corso: la cultura non si rifiuta

L’Arabia Saudita non sarà più paese ospite al Salone del Libro, ma a «Librolandia» saranno presenti alcuni scrittori arabi. Così il Cda della kermesse ha deciso di ospitare la cultura, evitando un invito ufficiale al governo. È la prima decisione che trapela dalla riunione in corso, dopo le polemiche dei giorni scorsi.

A scatenare la questione erano stati i Radicali, che avevano chiesto alla Regione e al Salone di «rigettare l’ipotesi che l’Arabia saudita sia ospite d’onore dell’edizione 2016». Secondo i radicali, «è già scandaloso che un Paese teocratico, dispotico, illiberale, sessista, razzista, fondamentalista e feudale come l’Arabia Saudita sia stato posto al vertice del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite». A dire no all’Arabia come Paese ospite erano stati subito dopo anche il sindaco e il presidente della Regione, Fassino e Chiamparino.

Con la decisione presa oggi si tiene conto anche alle parole dell’assessore comunale alla Cultura Maurizio Braccialarghe, che aveva sostenuto come «negando all’Arabia Saudita il diritto di essere ospitata si nega pure alla cultura il suo compito lenitivo di evitare la radicalizzazione dello scontro». La cultura sarà dunque presente.

L’Arabia Saudita ha inviato una lettera, invitando gli «amici italiani» a non «interferire» nei suoi affari interni. Nel giorno in cui il Salone del Libro di Torino ha escluso Riad dalla buchmesse, l’ambasciatore chiede a «chi mostra interesse per i diritti umani» di «approfondire la conoscenza dei casi particolari», citando Mohammed al-Nimr, il 20enne condannato ad essere decapitato e crocefisso.

 

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