Sakineh già impiccata?

Non è possibile mai, o quasi, essere certi di ciò che accade in uno stato totalitario e canagliesco come l'Iran. Già da l'altro ieri si erano rincorse voci incontrollabili sulla avvenuta esecuzione della condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani, mediante impiccagione, per l'imputazione di omicidio. Teheran però ieri ha smentito con un comunicato ufficiale: il verdetto finale ancora non sarebbe stato emesso.
La donna 42enne era stata inizialmente arrestata con l'accusa di adulterio e, secondo la legge islamica, per questo reato doveva essere condannata a morte tramite lapidazione. In un secondo momento è stata accusata anche di complicità nell'omicidio del marito. Il portavoce del ministero degli Esteri ha annunciato che entrambe le accuse sono sotto revisione e che la sentenza finale sarà emessa solo al termine delle indagini.
Intanto ieri è scesa di nuovo in campo la Farnesina. "Auspichiamo fortemente che la condanna a morte nei confronti di Sakineh possa essere rivista". Questo commentando l'annuncio arrivato dall'Iran e raccogliendo l'appello all'Italia da parte del figlio della donna. Ricordando poi che "le procedure legali non sono ancora esaurite", il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, ha ricordato che l'Italia è contraria alla pena di morte "ovunque e in qualsiasi modo venga eseguita". E questo sembra indicare un'ulteriore exit strategy, nel caso la condanna a morte venga riconfermata: chiedere di sospendere l'esecuzione in nome di quella moratoria che proprio l'Italia fece approvare all'Onu con il contributo determinante dei Partito Radicale Transnazionale di "Nessuno tocchi Caino".
Una mano a Sakineh e alla posizione italiana ieri è venuta pure dall'Egitto, Paese molto critico sull'attuale dirigenza iraniana e sulla pretesa di dotarsi di armi atomiche. Più precisamente il ministro egiziano della famiglia Muchira Khattab, ha affermato che "ogni vita umana deve essere salvata, ma soprattutto bisogna dire di no al doppio standard, secondo il quale ci sono sanzioni diverse per un uomo e una donna per lo stesso reato". Il tutto a margine di un convegno contro le mutilazioni genitali femminili in Egitto, al quale partecipava anche il ministro per le pari opportunità Mara Carfagna. "Siamo contro i doppi standard - ha spiegato Khattab - fortunatamente in Egitto non abbiamo donne che rischiano di essere impiccate, ma quello che chiede un ampio movimento è che la stessa sanzione per adulterio sia applicata a uomini e donne". Chissà poi quando l'adulterio non sarà più considerato reato tout court in un paese islamico.
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