Sabato in piazza contro la vivisezione. E il Pd che fa?

Qual è la posizione del Pd sulla sperimentazione animale e sulla vivisezione? Si è o no consapevoli della necessità di una nuova rivoluzione copernicana che prenda atto delle sciagure causate nei secoli, in termini di vite e sconquasso dell'ecosistema, dall'antropocentrismo, cioè dalla peggiore forma di razzismo secondo cui l'uomo avrebbe arrogantemente il potere di devastare a proprio uso e consumo il pianeta sterminando le altre specie? Si intende o no prendere atto di quanto gli studi scientifici più avanzati stanno confermando, e cioè che la vivisezione e la sperimentazione animale non solo sono inutili e barbare ma gravemente dannose per la stessa salute dell'uomo? Sabato a Roma, con partenza alle 15 da piazza della Repubblica, si svolgerà una manifestazione nazionale organizzata da un ampio e articolato fronte animalista e verde non soltanto per dire no alla vivisezione e agli allevamenti, come quelli della Green Hill di Montichiari (B S), che riforniscono i laboratori di mezzo mondo di bestiole da seviziare, ma soprattutto per affermare un nuovo modo di concepire la ricerca scientifica.
È un appuntamento che richiede una scelta politica netta, perché l'oltrepassamento dello specismo e il rispetto e la tutela di tutte le specie animali non possono che essere decisioni politiche. È un'iniziativa che non può essere affatto ignorata, considerato che avverrà, infatti, all'indomani della decisione da parte del Parlamento europeo di approvare, in seconda lettura, una nuova direttiva (86/609) sulla sperimentazione animale che segna una netta inversione di marcia rispetto al passato prevedendo la possibilità di ricorrere, anche se in deroga, a gatti e cani randagi, di utilizzare specie in via d'estinzione e/o catturate in natura, di sopprimere le cavie per inalazione di anidride carbonica, di effettuare esperimenti altamente dolorosi senza anestesia.
Una direttiva approvata nel più assoluto misconoscimento di quanto dimostrato dalle principali riviste scientifiche mondiali, come Nature, ad esempio, che definiscono la pratica della vivisezione "cattiva scienza",e che non tiene minimamente conto del programma quinquennale di tossicologia molecolare lanciato dalle maggiori agenzie di controllo Usa sulla base delle indicazioni del Nrc (protocollo d'intesa firmato al congresso annuale dell'Associazione americana per l'avanzamento delle scienze).
Il presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta, del Pd, ha avuto il coraggio di farsi interprete dell'indignazione di un numero davvero considerevole di cittadini europei, di certo non tutti animalisti ma senza dubbio tutti desiderosi che la ricerca scientifica non sia espressione di sadismo nazista. Non si è perso d'animo e ha scritto agli europarlamentari firmatari e responsabili della direttiva: «La poca importanza data all'esistenza e ai diritti degli animali rispetto al progresso farmacologico - ha rimarcato non può che essere percepita dalla società come uno scarso interesse delle autorità verso la "vita", suscitandone lo sdegno. La cosiddetta "sperimentazione animale" o "ricerca in vivo" è un brutale rituale che non ha alcuna necessità e utilità. Il sottoporre gli animali ad avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici, a esperimenti al cervello e all'induzione di malattie di ogni genere, con la scusa di tutelare la nostra salute, è solo una pillola lenitiva per la nostra moralità. È ormai coscienza comune che la vivisezione ammazza l'animale e fa divenire cavia noi e i nostri figli. Ogni specie animale è infatti biologicamente, fisiologicamente, geneticamente e anatomicamente molto diversa dalle altre e l'estrapolazione dei dati tra una specie e l'altra è praticamente impossibile. Il progresso medico - ha continuato - non ha realmente bisogno della vita degli animali. I reali progressi della medicina si sono sempre avuti grazie a osservazioni cliniche, a studi epidemiologici e a innovazioni tecnologiche. Inoltre, oggigiorno esistono centinaia di valide metodologie alternative di cui tre già accettate nel giugno 2000 dall'Unione europea».
Ecco il punto: dodici milioni di animali non umani sacrificati all'interesse di baroni universitari, delle industrie farmaceutiche e di pseudoricercatori che proprio sulle vivisezione e sulla "cattiva scienza", cioè sullo sterminio e sul sangue, hanno costruito il loro "prestigio" e le loro ricchezze. Chiunque, su internet, può firmare il manifesto "La coscienza degli animali" promosso da due personalità molto diverse tra loro ma unite dalla stessa passione per la vita come il ministro Michela Vittoria Brambilla e Umberto Veronesi. Lo hanno già sottoscritto in tanti tra cui esponenti bipartisan del mondo della cultura, della scienza, del diritto, del giornalismo, dello spettacolo. E Bersani e gli altri del Pd che dicono in merito? Scenderanno anche loro in piazza? Si interrogheranno se sia lecito continuare a tollerare autentiche eredità di Auschwitz e Treblinka come l'allevamento Green Hill dove ben 2.500 beagle, tra riproduttori e cuccioli, sono stipati in gabbie dentro a cinque capannoni chiusi, senza finestre, senza spazi all'aperto, senza aria o luce naturali?
Come se non bastasse, si sa che la ditta bresciana ha intenzione di espandersi con altri capannoni, portando a ben cinquemila i cani segregati. Si consideri soltanto che uno dei laboratori rifornito da Green Hill è il famigerato Huntingdon Life Sciences che, con le sue due sedi, una in Inghilterra e un altra negli Stati Uniti, è il più grande centro di tossicologia in Europa. Filmati ripresi di nascosto all'interno nel 1996 da una giornalista di Channel 4 hanno documentato cuccioli presi a pugni sul muso, lanciati contro i muri, fatti morire nelle gabbie, sezionati a cuore battente.
Una recente investigazione del 2008, ben dodici anni dopo, ha trovato le stesse condizioni e gli stessi metodi di lavoro. Questa è la vivisezione. Nei laboratori farmaceutici, universitari, privati e militari, gli animali procurati da Green Hill vengono sottoposti ad esperimenti di tossicologia, costretti ad inalare o ingerire sostanze fino agli spasmi e alla morte, ad operazioni dolorose e cruente, a subire fratture per lo studio fantomatico della calcificazione ossea, costretti perfino ad esperimenti sulle disfunzioni erettili. Vengono usati, uccisi, sezionati e poi gettati via, come fossero oggetti. Può mai trattarsi di scienza o non è piuttosto una vergogna per l'umanità? Nei laboratori di vivisezione italiani vengono utilizzati e uccisi più di quattromila cani ogni anno. In tutta Europa i cani vittime di questi esperimenti sono almeno ventiduemila.
Un numero sempre maggiore di report scientifici attestano l'inaffidabilità dei "modelli" animali usati per studiare le malattie umane come la sclerosi multipla, rictus, l'artrite reumatoide, la malattia di Parkinson, la malattia di Alzheimer, il cancro al polmone, al cervello, all'intestino. Al contrario, molti metodi sostitutivi, come gli studi su colture cellulari, biosensori su chip al silicio, la genomica, la proteomica, le simulazioni al computer, possono fornire risposte veloci e attendibili. Allora, ci si chiede, perché insistere sulla vivisezione e sulla sperimentazione animale? Non è difficile trovare la risposta: perché è un business.
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