Sì alla responsabilità civile dei magistrati per far pagare quelli che sbagliano

Dalla Rassegna stampa

Fra i quattro referendum proposti dai Radicali che la Lega ha deciso di sostenere, tre hanno per oggetto i magistrati. Si tratta dei quesiti che intendono sottoporre alla volontà popolare l’opportunità di separare le carriere dei magistrati giudicanti da quelle dei rappresentanti della pubblica accusa (pm), di richiamare in servizio i magistrati "prestati" alla Pubblica amministrazione e di introdurre la responsabilità civile dei magistrati, cioè l’obbligo di risarcimento in cui dovrebbero incorrere giudici e pm quando nell’esercizio delle loro funzioni causano un danno ingiusto a terzi. Sotto quest’ultimo punto di vista, come si legge sul sito dei Radicali, i quesiti sono in realtà due, come le norme che si intende abrogare. In sostanza, il referendum punta a rendere più agevole per il cittadino l’esercizio dell’azione-civile risarcitoria (indiretta) nei confronti dei magistrati. L’art. 2043 del codice civile prevede che chiunque, con dolo o colpa, cagioni ad altri un danno ingiusto è tenuto a risarcirlo. A tale obbligo non sfuggono, sia pure con alcune limitazioni, i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli Enti pubblici. Ma giudici e pm non sono cittadini né impiegati pubblici come gli altri: in quanto rappresentanti del potere giudiziario, svolgono funzioni delicate e per poterle svolgere in piena autonomia, è necessario che possano lavorare senza condizionamenti o pressioni esterne, come le minacce di azioni giudiziarie. La Legge Vassalli introdotta nel 1988 prevede che chiunque ritenga di aver subito un danno ingiusto «per effetto di un comportamento, un atto o un procedimento giudiziario» di un magistrato, può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni, mentre può agire direttamente contro il magistrato solo nel caso in cui ii danno subito sia derivato da un atto compiuto dal magistrato costituente reato.

Di regola, la responsabilità del magistrato è indiretta. Lo Stato, entro un anno dal risarcimento della domanda, esercita l’azione di rivalsa nei confronti del magistrato. Si tratta comunque di una responsabilità limitata: i magistrati rispondono dei danni provocati dalle loro decisioni od omissioni solo in caso di dolo, colpa grave o diniego di giustizia. Inoltre la legge’ limita l’ammontare della rivalsa, che non può superare un terzo di un’annualità dello stipendio del magistrato. Mentre la cosiddetta "clausola di salvaguardia" prevede che «non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto, né quella di valutazione del fatto e delle prove». Proprio quest’ultima limitazione è oggetto dell’iniziativa referendaria, insieme al "filtro" costituito dal preventivo giudizio di ammissibilità della domanda risarcitoria. L’effetto pratico delle norme che si intende abolire è stato fino ad oggi la sostanziale immunità dei magistrati e la mancanza di una effettiva tutela risarcitoria in favore del cittadino danneggiato. In 25 anni di applicazione della Legge Vassalli, vi sono state solo quattro condanne al risarcimento dei danni causati da atti o omissioni imputabili a magistrati. L’abrogazione delle due norme in questione adeguerebbe la legge italiana ai principi del diritto europeo, mantenendo comunque il sistema di sostanziale responsabilità indiretta dei magistrati. In nessun Paese europeo, del resto, esiste la responsabilità diretta del giudice al di fuori del caso di danni causati da reato.

 

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