«Rutelli si dice onesto? Mi deve 60mila lire...»

«Caro Rutelli, visto che ti definisci onesto, restituiscici i soldi che ti abbiamo prestato trentatré anni fa». Era l'estate del '79 quando a Sonderborg, in Danimarca, l'attuale leader di Alleanza per l'Italia, allora imberbe radicale, chiese 60 mila lire a quattro ragazzi veronesi che militavano in un movimento per la "non violenza". Gli servivano per riparare l'auto con la quale sarebbe tornato a Roma con il suo capo, Marco Pannella. Insieme avevano partecipato al Congresso internazionale dei resistenti alla guerra. «Appena arrivo in Italia ve li ridò» promise. I quattro, felici di aver aiutato un collega in difficoltà, erano convinti che il debito sarebbe stato saldato. Ed invece niente, nonostante in tutto questo tempo, debitore e creditori si siano incrociati più volte. Ma adesso, dopo trentatré anni, quei giovani, ormai in età da pensione, hanno deciso di riavere i soldi. Non perché di quelle 60 mila lire abbiano bisogno, ma perché - come scrive su Facebook uno di loro, Mao Valpiana, ora presidente nazionale del Movimento Nonviolento - vogliono aiutare ancora una volta l'amico in difficoltà. Visto infatti che Rutelli, in merito ai 13 milioni spariti dalle casse della Margherita ha dichiarato che l'onestà personale è la ragione della sua vita, i vecchi amici, chiedendo la restituzione delle 60 mila, gli danno la possibilità di darne dimostrazione.
Rutelli ammette di ricordarsi della sua "Fiat 126" in panne, ma non del prestito. «Ma la vostra lettera è simpatica ed affettuosa» aggiunge, e con un nobile gesto si dice pronto a fare una donazione di 250 euro alla rivista "Azione Nonviolenta" diretta da Valpiana. Nella replica, quest'ultimo, a scanso di equivoci, fornisce a Rutelli il codice Iban per effettuarla.
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